Malasanità, a falerna un uomo muore davanti la guardia medica chiusa. BASTA TAGLI! BASTA MORTI!

A Falerna un uomo è morto davanti alla porta chiusa della guardia medica presso cui si era recato accusando un malore. Non siamo di fronte a un caso isolato, ma alla fotografia cruda, impietosa, disturbante delle condizioni della sanità calabrese.  Una sanità che regge sulle spalle tremanti di quei pochi logori nosocomi rimasti aperti e sui pochi medici che ancora non sono fuggiti da questa terra desolata e preda, ormai, dei più biechi interessi padronali e privatistici a spese della vita dei cittadini i quali, troppo spesso, si vedono costretti ad abbandonare questi luoghi non soltanto con la speranza di rifarsi una vita altrove ma soprattutto per curarsi e per non morire di malasanità. Molti dei politici locali che oggi si profondono in vuoti appelli sono gli stessi che negli anni hanno contribuito a declassare, mortificare e distruggere il servizio sanitario nella regione.  Distruggere il pubblico per favorire il privato è una volontà chiara ormai da tempo.  I governi ...

Primo Maggio, Festa dei Lavoratori. Contro guerra, precarietà e repressione!

 

Viviamo un'epoca complessa in cui i diritti sociali (lavoro, scuola, sanità, casa) sono messi a dura prova dai continui attacchi di governi di centrosinistra e centrodestra che tra revanscismi, sciovinismi, liberalismi di facciata e securitarismo, continuano incessantemente e smantellarli per garantire gli interessi economici dei monopoli internazionali.

Questo governo ha fatto della repressione il suo punto di forza: l'ex ddl 1660, oggi convertito in "decreto legge sicurezza" con un colpo di mano del governo, sta già causando un forte restringimento della possibilità di manifestare il proprio dissenso in piazza introducendo una trentina di modifiche al codice penale, formulando venti nuovi reati, estendendo sanzioni e aggravanti e, in alcuni casi, ampliando le pene previste per reati già esistenti, criminalizzando proteste pacifiche o chi si oppone alla realizzazione di grandi opere (come il ponte sullo stretto) o chi si ribella per ottenere una vita più dignitosa in carceri e cpr.

La guerra che, nonostante i tanti conflitti sparsi per il mondo, in fondo, ci sembrava lontana dalla nostra porta di casa, oggi ci viene a bussare con forza portando con sé quell'afflato di orrore e morte che la contraddistingue.
Il genocidio in Palestina e la guerra in Ucraina ci hanno portato al cosiddetto “Piano RearmEurope”, proposto da Ursula von der Leyen e approvato da tutti i governi UE che, per una spesa di 800.000.000.000 (ottocento miliardi) di euro, andrà ad intaccare pesantemente i finanziamenti allo stato sociale, alla sanità, alla scuola, alla ricerca e alla cultura, tutto per favorire gli interessi economici dei grandi produttori di armi e di una classe politica guerrafondaia e miope a cui non interessa il bene comune e la costruzione di una società migliore fatta di giustizia sociale, uguaglianza e diritti.

I lavoratori, afflitti da quella che ad oggi potremmo definire senza mezzi termini "economia di guerra" e a cui oggi dovrebbe essere dedicata questa giornata, non se la passano tanto bene: aumentano i posti di lavoro a tempo determinato e quindi precari, un lavoratore su 10 è a rischio povertà, i morti sul lavoro non accennano a diminuire (3 al giorno in media), gli stipendi calano dell'8% mentre l'inflazione viaggia ormai sopra al 18% negli ultimi 3 anni ed aumenta inesorabilmente l'età pensionabile.

Cosa possiamo fare? Dalla prospettiva di un piccolo paese collinare abitato da 2000 persone intente a curare il proprio orticello e abbagliate da fantomatici "welfare rurali" o dalle mirabolanti promesse della "silver economy" è molto difficile rispondere.
Sentiamo la necessità di creare una unità di intenti con tutti coloro che hanno nella mente l'idea di un futuro migliore di questa attuale società fatta di barbarie, con gli antifascisti veri che comprendono che non è possibile combattere il fascismo senza combattere il capitalismo e con gli internazionalisti che pongono la pace e la fratellanza tra i popoli al di sopra delle diversità tra le culture.

Per questo, con sempre più forza, vogliamo fare nostre le parole di un grande intellettuale, un comunista, un uomo che ha lottato affinché il futuro fosse dei lavoratori, un arbëreshë come noi:

“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.

Antonio Gramsci - L’Ordine Nuovo n.1 - Primo Maggio del 1919.