Catanzaro - 10 Maggio - Manifestazione per il diritto alla salute.

  Sabato 10 maggio a Catanzaro si svolgerà una manifestazione per il diritto alla salute alla quale noi come Collettivo Stipaturi aderiremo convintamente , assieme alle molte altre realtà e organizzazioni politiche calabresi. Il tempo di stare a guardare è finito. Non c'è molto da aggiungere rispetto ai precedenti comunicati e interviste da noi pubblicati, sappiamo tutti ormai molto bene, qual è la situazione della sanità calabrese: ci troviamo di fronte ad anni di costante smantellamento delle infrastrutture, depotenziamento dei laboratori, mancanza di ricambio del personale, esternalizzazioni a privati, sprechi e ruberie di ogni genere. Tutti almeno una volta abbiamo provato sulla nostra pelle il collasso della sanità calabrese, purtroppo. Non possiamo più accettare l'attuale stato delle cose , è per questo che assieme ai compagni del Fronte Comunista, delle Lampare basso Ionio Cosentino di Cariati, del Fronte della Gioventù Comunista, del Comitato Città Aperta di Vibo e molt...

In Lotta per la Sanità: Intervista a Mimmo Formaro del Collettivo "Le Lampare" di Cariati

“La sanità deve essere al servizio del popolo. La salute è un diritto, non un lusso.”
Thomas Sankara

La prima delle interviste dedicate alla lotta per la sanità in Calabria l’abbiamo voluta effettuare al Collettivo di Cariati “Le Lampare Basso Jonio Cosentino”. Mimmo Formaro ci racconterà della lotta per la riapertura dell'ospedale di Cariati e delle prospettive per il futuro.

Buongiorno Mimmo, partiamo senza indugi: le criticità della sanità calabrese, in generale, sono ben note. Nello specifico, quali sono le problematiche del vostro territorio che vi hanno spinto ad avviare la lotta?

La scintilla da cui tutto è partito è stata la chiusura dell'ospedale "Vittorio Cosentino" di Cariati che ha avuto conseguenze profonde per il territorio.
Nel 2020 la sofferenza generale è culminata in un'azione di protesta diventata in qualche modo emblematica. Infatti a novembre di quello stesso anno, in piena pandemia di COVID-19, un gruppo di noi cittadini, esasperati dalla situazione sanitaria precaria, ha deciso di occupare un'ala dell'ospedale. Questa iniziativa ha avuto l'obiettivo di richiamare l'attenzione sulla necessità urgente di riaprire la struttura, considerata vitale per garantire l'emergenze-urgenze e i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per il Basso Ionio cosentino.

L'occupazione è avvenuta in un contesto di grande difficoltà sanitaria e sociale, caratterizzato da una carenza cronica di posti letto, un sistema di prevenzione frammentato e insufficiente, e la crescente dipendenza dalla sanità privata, che ha violato la libertà di scelta dei cittadini e l'articolo 32 della Costituzione italiana. La pandemia ha ulteriormente evidenziato l'importanza di una rete sanitaria efficace, rendendo ancora più drammatica l'assenza di un ospedale operativo nel territorio.

Questa mobilitazione ha portato la questione alla ribalta nazionale, stimolando discussioni e impegni di intervento. Tuttavia, nonostante dei tangibili risultati raggiunti, la lotta per la riapertura dell'ospedale continua ancora come richiesta di giustizia per il diritto alla salute e con obiettivi precisi diretti all'attuazione del decreto con cui il Commissario ha reinserito il Vittorio Cosentino nella Rete ospedaliera regionale per acuti, primo e irrinunciabile obiettivo dei cittadini in permanente mobilitazione.

Conosciamo le difficoltà di costruire sui territori dei comitati o delle organizzazioni che possano permettere di portare avanti in maniera concreta e costante la battaglia per la sanità pubblica. Spesso queste organizzazioni sono molto eterogenee e quindi alle normali attività organizzative si sommano le problematiche riguardanti il mettere d'accordo le diverse anime. In che modo, quindi, avete portato avanti la lotta in questi anni e di che strumenti politico-organizzativi vi siete dotati?

La lotta per la sanità pubblica a Cariati è stata guidata da una strategia chiara, con obiettivi definiti, ma accompagnata in alcuni momenti da una tattica di situazionismo esasperato non solo per adattarsi ai rapidi cambiamenti politici di quegli anni, sia a livello regionale che nazionale, ma anche perché era una condizione nuova sia il contesto pandemico e sia la pratica dell'occupazione di un Ospedale.
L'essere da anni inseriti in una rete regionale di dissenso autentico, lontana dalle logiche elettorali, che persiste nonostante le difficoltà ci è servita in maniera fondamentale.
È stato il richiamo per rendere chiara la nostra posizione politica che è precisa.


La connessione con altre realtà è stata centrale, permettendoci di rafforzare la nostra azione.
Siamo stati bravi a sfruttare i media con approcci innovativi, e un po' capaci di attirare l'attenzione anche di chi normalmente non si interessa di politica. Sul tema della sanità, l'urgenza della problematica ha facilitato un'ampia empatia, coinvolgendo persone di ogni strato sociale, anche quelle prive di una coscienza critica pienamente sviluppata e questo ha aiutato.
Ciò ha reso la battaglia ancora più inclusiva e incisiva e noi su questo abbiamo tentato di lavorare senza rinunciare alle nostre posizioni ma rendendole sempre predominanti.

Spesso la lotta politica portata avanti da organizzazioni o collettivi territoriali è poco sentita dalla popolazione. Al contrario, le questioni sanitarie tendono a coinvolgere maggiormente i cittadini per la loro universalità. Quale è stata la risposta del territorio alla vostra attività?

Si, le questioni sanitarie hanno un impatto immediato e concreto sulla vita delle persone, rendendole più accessibili e comprensibili rispetto ad altre forme di impegno politico. La salute è un bisogno fondamentale e universale; quando viene messa a rischio, ha più potenzialità per generare una reazione spontanea e diffusa e, quindi, capacità di coinvolgere cittadini di qualsiasi estrazione e contesto sociale. Questo rende praticamente le battaglie legate alla sanità un terreno privilegiato per creare attenzione e mobilitazione, anche in comunità dove altre tematiche politiche possono sembrare distanti.

Come hanno risposto le istituzioni pubbliche, se hanno risposto?

L'occupazione del presidio nel 2020 ha scosso il panorama mediatico e politico, creando molteplici confronti con rappresentanti locali e nazionali.

Alla logica della speculazione politica, che poteva essere un problema, abbiamo contrapposto la nostra esperienza, lavorando per sfruttare ogni rapporto e situazione utile con l'obiettivo di elevare e mantenere vivo il dibattito sulla vertenza. Anche accogliendo contraddizioni, siamo riusciti a dare forza alla causa, mantenendola al centro dell'attenzione. Non riconoscendoci nei partiti istituzionali, abbiamo privilegiato relazioni con singoli individui che potevano supportare la battaglia.

A livello locale, siamo riusciti a esercitare una forma di egemonia, gestendo in maniera efficace i rapporti e i contrasti con le istituzioni pubbliche. Questa capacità ci ha permesso di mantenere una posizione forte nella lotta, adattandoci alle difficoltà e cogliendo opportunità per far avanzare il nostro obiettivo principale.

In questo momento il servizio sanitario calabrese si regge grazie allo strenuo lavoro dei medici cubani senza i quali, probabilmente, i pronto soccorso della regione chiuderebbero; il futuro della sanità della regione Calabria, invece, è nelle mani del doppio commissario e presidente Occhiuto. Qual è la vostra idea sul futuro e quali sono le prospettive di lotta che avete in mente?

In verità, l’11 Aprile 2021, il movimento "Le Lampare" di Cariati ebbe un colloquio con l'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, rappresentata dal Presidente Marco Papacci.   Questa associazione si distinse l'anno precedente per il suo ruolo determinante nell'arrivo della Brigata Henry Reeve in Lombardia e Piemonte, dove il contributo straordinario fornito dal personale medico cubano nelle città di Torino e Crema durante l'emergenza sanitaria causata dal Covid-19 fu fondamentale.
Durante il colloquio, il Presidente Papacci ci comunicò che il 15 novembre precedente venne inviata una relazione ai presidenti di Regione, proponendo di richiedere un aiuto al Governo Cubano. Tuttavia, a tale proposta non seguì alcuna risposta.

Come movimento e come popolo calabrese, chiedemmo con forza che il Presidente F.F. Nino Spirlì e il Commissario alla sanità Longo valutassero con la massima urgenza la possibilità di stipulare un protocollo d'intesa con il Governo di Cuba, seguendo l'esempio virtuoso di Lombardia e Piemonte.
È chiaro che considerando il contesto della collaborazione medica tra Cuba e Calabria, emerge un contrasto significativo: mentre Cuba offre solidarietà e competenza medica a livello internazionale, l'embargo ostacola il suo sviluppo interno e la sua capacità di sostenere il proprio popolo.
Questo paradosso dovrebbe sollevare interrogativi anche nella gente comune, soprattutto in un'epoca in cui la cooperazione globale dovrebbe prevalere sulle logiche di conflitto e a maggior ragione nei confronti di una nazione che produce medici e non bombe, esporta sanità dove c'è bisogno e non guerra.

Sul presente, siamo ora anche in consiglio comunale, una situazione nuova che ci dà la possibilità di utilizzare strumenti nuovi. Pensando al futuro la prima necessità che sentiamo, soprattutto a causa dell'emigrazione perenne, è il ricambio generazionale perché c'è bisogno come il pane di energie e forze in questi piccoli centri.

Grazie Mimmo per il tuo contributo e per le battaglie che portate avanti.