In vista del dibattito del 12 Agosto a Lungro proseguiamo la pubblicazione delle interviste ai comitati e collettivi di lotta calabresi per la sanità. Oggi è la volta di Francesca Guzzo del comitato "Città Attiva" di Vibo Valentia.
Buongiorno Francesca, grazie ancora per la disponibilità tua e del comitato a questa intervista; passiamo subito alla prima domanda: le criticità della sanità calabrese, in generale, sono note. Nello specifico, quali sono le problematiche del vostro territorio che vi hanno spinto ad avviare la lotta?
il nostro territorio è afflitto da moltissime carenze, che rendono l’assistenza sanitaria pubblica assolutamente inadeguata sia rispetto allo standard nazionale che con riferimento all’effettivo fabbisogno dell’utenza.
La rete ospedaliera dell’Azienda Sanitaria provinciale di Vibo Valentia attualmente gestita da una commissione straordinaria nell’interesse di circa 150 mila abitanti, è servita da tre presidi Ospedalieri: quello di Vibo Valentia – Centro Spoke, quello di Tropea - Ospedale Generale e quello di Serra San Bruno - Ospedale di zona disagiata.
In teoria, quindi, i Livelli essenziali di assistenza, così come i servizi, dovrebbero risultare garantiti.
In pratica, però, la situazione è differente.
Molti dei reparti sono stati ridimensionati sino a diminuire i posti letto al di sotto del coefficiente nazionale, in alcuni casi addirittura trasformati in ambulatori (solo per esempio psichiatria, otorinolaringoiatra, nefrologia ed oculistica), i macchinari sono inadeguati e/o inesistenti, il personale sanitario è fortemente carente, in generale i posti letto sono assolutamente insufficienti rispetto alla richiesta di ricoveri e tutti gli elementi complementari (per esempio barelle, sedie a rotelle, arredo delle sale di aspetto) mancano oppure sono obsoleti, deteriorati, scomodi ed inadatti ad ospitare pazienti in evidente difficoltà, spesso parcheggiati in attesa di un posto letto nei pochi reparti rimasti, sempre meno attrezzati.
Sono tante le richieste sulle quali continueremo ad insistere, oltre alla riapertura ed al potenziamento di alcuni reparti, pretendiamo che il servizio di emodinamica sia attivato adesso, non potendo permetterci di aspettare la realizzazione del nuovo ospedale la cui prima pietra è stata posta circa trent’anni fa e, considerati questi tempi biblici, vogliamo che i servizi che ci spettano non siano rinviati alla sua ultimazione. Chiediamo con forza, per come previsto dalla legge, la creazione di agende dedicate ai malati oncologici, che oggi non possono fare alcun affidamento su corsie preferenziali a loro riservate, salvo che per alcune prestazioni afferenti il reparto di radiologia, che talvolta però non riesce a dare risposte tempestive ai bisogni di questi soggetti fragili. Perciò pretendiamo che venga immediatamente affrontata e risolta la carenza di organico nella radiologia di Vibo e che si provveda all’acquisto di nuovi macchinari di ultima generazione, tipo la risonanza magnetica, ma anche una Tac con funzione pure di cardioTac, per poter dare risposte ai cittadini attualmente costretti a rivolgersi ad altre Province per queste prestazioni.
Conosciamo le difficoltà di costruire sui territori dei comitati o delle organizzazioni che possano permettere di portare avanti in maniera concreta e costante la battaglia per la sanità pubblica. Spesso queste organizzazioni sono molto eterogenee e quindi alle normali attività organizzative si sommano le problematiche riguardanti il mettere d'accordo le diverse anime. In che modo, quindi, avete portato avanti la lotta in questi anni e di che strumenti politico-organizzativi vi siete dotati?
La nostra lotta è iniziata marzo 2023 con una manifestazione sotto forma di corteo, che poi nel corso dei mesi si è trasformata in un sit-in davanti l’Ospedale Jazzolino, ogni ultimo sabato del mese, un appuntamento fisso al quale non siamo mai mancati, sotto la pioggia, al freddo, o sotto il sole cocente.
Abbiamo usato parole dure contro una classe politica troppo distratta, che non riesce a vedere la disperazione dei cittadini ridotti ad elemosinare il diritto alla salute ed alle cure, famiglie abbandonate a se stesse e costrette a far fronte, anche economicamente, a tutti i disagi ed alle conseguenze derivanti dai disservizi e dalla mancanza di assistenza socio-sanitaria, in un territorio dove la deprivazione sociale raggiunge livelli elevatissimi.
Ed abbiamo più volte segnalato le forti penalizzazioni che subisce il territorio vibonese, nel silenzio generale, anche in termini di risorse, di personale e di posti letto.
Abbiamo denunciato le condizioni vergognose della Farmacia territoriale che finalmente, grazie al lavoro della nuova Dirigente ed alla collaborazione di tutto il personale, sta offrendo adesso un servizio dignitoso a tutti gli utenti che erano ormai esasperati, ci siamo ribellati alla sospensione delle prenotazioni degli screening mammografici sottolineando l’importanza della prevenzione, abbiamo preteso un’attenzione maggiore alla necessità di avere accanto una persona di fiducia in alcuni reparti, tipo ostetricia e ginecologia, ed abbiamo chiesto maggiore flessibilità negli orari di visita dei parenti dei pazienti ricoverati, perché la relazione cura e fa parte del percorso terapeutico, abbiamo insistito sull’acquisto di nuova strumentazione, abbiamo chiesto risposte per risolvere il dramma delle lunghe liste d’attesa, che ha trovato soluzione, con nostra grande soddisfazione, tramite l’apertura dello sportello ‘SOS Liste d’Attesa’ al Poliambulatorio di Moderata Durant, dove siamo presenti ogni mercoledì pomeriggio dalle 16 alle 18.
Spesso la lotta politica portata avanti da organizzazioni o collettivi territoriali è poco sentita dalla popolazione. Al contrario, le questioni sanitarie tendono a coinvolgere maggiormente i cittadini per la loro universalità. Quale è stata la risposta del territorio alla vostra attività?
È vero, il tema della sanità è importante e dovrebbe essere avvertito come prioritario da tutti i cittadini.
Tuttavia non è sempre così, la gente è quasi assuefatta al trattamento che rasenta il disumano, e non è facile ritrovare la fiducia specialmente alla luce della strumentalizzazione che si fa dell’argomento ad ogni tornata elettorale.
Per ciò che ci riguarda, però, chi ha pensato che fossimo un fuoco di paglia o avessimo fini nascosti si è dovuto ricredere, perché con il passare dei mesi la nostra attenzione nei confronti di tutto ciò che ruota intorno alla sanità è andata sempre crescendo, insieme alla nostra determinazione nel pretendere risposte da chi ricopre ruoli istituzionali e dirigenziali.
Così facendo abbiamo guadagnato in credibilità, costretto tutti a prendere posizione, riportato al centro del dibattito politico le condizioni della nostra sanità e risvegliato la coscienza sociale, che aveva quasi dimenticato che la sanità è un diritto di tutti, non un privilegio per pochi.
Siamo diventati un punto di riferimento per i cittadini che ci scrivono non solo sui social, ma anche privatamente, per segnalare disservizi o raccontarci disavventure, chiedendo il nostro aiuto, ed abbiamo richiamato l’attenzione di altre associazioni sparse per il territorio vibonese che si sono unite alla nostra lotta.
Come hanno risposto le istituzioni pubbliche, se hanno risposto?
Ci siamo rivolti praticamente a tutti, non abbiamo lasciato in pace nessuno in questi due anni, abbiamo chiesto ed offerto a tutti la nostra collaborazione, nella ferma convinzione che serva uno scatto d’orgoglio generale per risollevare le sorti della sanità vibonese.
Le risposte sono state di varia natura, mai tali da determinare un cambiamento di rotta.
In questo momento il servizio sanitario calabrese si regge grazie allo strenuo lavoro dei medici cubani senza i quali, probabilmente, i pronto soccorso della regione chiuderebbero; il futuro della sanità della regione Calabria, invece, è nelle mani del doppio commissario e presidente Occhiuto. Qual è la vostra idea sul futuro e quali sono le prospettive di lotta che avete in mente?
Attualmente la situazione di Vibo è drammatica. E’ sufficiente un confronto con le altre Province per notare il gap in termini di risorse specialmente per l’assistenza socio-sanitaria che è pari al 40% in meno; la differenza con Crotone diventa così esagerata da indurre a ritenere che la realtà dei fatti sarebbe da sottoporre al giudizio della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: € 4.530.618, 95 a Vibo ed € 35.124.476,16 a Crotone, a parità di popolazione, per il triennio 2022-2024.
Ed anche in termini di posti letto i numeri dell’ingiustizia che subiamo sono eclatanti 1,86 per 1000 abitanti quelli attuali e 2,39 quelli con la nuova programmazione (al di sotto addirittura del coefficiente indicato a livello nazionale 3 per 1000), mentre Crotone passa da 3,92 a 4.
Ed è in questo scenario che l’Asp di Vibo ha subìto addirittura un taglio di risorse di ben 30 milioni nel passaggio dall’assegnazione provvisoria a quella definitiva e quindi dal DCA 217/2023 al DCA 92/2024.
Qualche tempo fa, di fronte a questi numeri ed in vista della programmazione 2025-2027, ci siamo domandati che posizione avrebbe deciso di prendere la Commissione Straordinaria chiamata a gestire l’Asp di Vibo ed a garantire i LEA anche nella nostra Provincia, in coordinamento con il Commissario ad acta alla Sanità, così come previsto dall’art. 4 comma 1 del Decreto Calabria.
Avevamo grandi aspettative, perché avevamo creduto nelle garanzie date da Occhiuto.
Tuttavia le risposte, incredibilmente deludenti e discriminatorie, ci sono giunte attraverso il recentissimo piano di riparto delle risorse sanitarie, il DCA 181 del 27.03.2025, che ha penalizzato Vibo in maniera inaccettabile rispetto alle altre province calabresi, assegnandole solo € 1.997,34 pro capite, mentre a Cosenza vanno € 3.912,47 pro-capite, a Crotone € 2.452,01 pro-capite, a Catanzaro € 2.346,31, a Reggio Calabria € 2.112,03 pro-capite.
La nostra considerazione, ovviamente, non intende in alcun modo mettere in discussione la somma di cui godranno le altre province, a cui speriamo siano assegnate sempre maggiori risorse nell’interesse di tutti i calabresi, ma è finalizzata unicamente a sottolineare la necessità di equità nell’accesso alle cure, visto che i malati sono tali ovunque!
E’ evidente, pertanto, che nessuno si sia preoccupato di tutelare i nostri interessi, sembra quasi che la salute dei vibonesi non sia affare di chi ci amministra nè della nostra classe politica.
Ciò nonostante, non siamo assolutamente disposti a farci trattare come cittadini di serie b, quasi fossimo figli di un dio minore, continueremo a rivendicare i nostri diritti, in ogni sede e con qualsiasi strumento lecito, contrastando le inaccettabili penalizzazioni che ci vengono ingiustamente riservate.
Grazie di tutto Francesca, ci vediamo in piazza!