In questi giorni è in corso la visita ufficiale del Presidente della
Repubblica albanese Bajram Begaj presso alcuni paesi arbëreshë
della Calabria tra cui Acquaformosa, Lungro e Firmo.
Come Collettivo
Stipaturi e Fronte Comunista vogliamo cogliere l’occasione di
questa visita ufficiale per aggiungere, alle parate in costumi
tipici, un'ulteriore nota di colore esprimendo il nostro totale
dissenso verso gli inaccettabili accordi stipulati tra l'Italia e
l'Albania in merito alla gestione degli immigrati che prevedono la
creazione di hotspot e Centri di Permanenza e Rimpatrio (CPR).
IN COSA CONSISTONO
QUESTI ACCORDI
Il 6 novembre 2023 è
stato firmato un Protocollo tra la Presidente del Consiglio italiano
Giorgia Meloni ed Edi Rama, Primo Ministro albanese, allo scopo di
costruire due strutture in Albania a spese dell'Italia: un hotspot
nel porto di Shengjin per le procedure di sbarco e identificazione
dei profughi e l'altra a Gjadër, in cui gli immigrati verranno
trattenuti sul modello CPR in attesa che venga approvata la richiesta
di asilo politico oppure del provvedimento di espulsione.
L'accordo tra Italia e
Albania avrà una durata di 5 anni, sarà rinnovabile e i costi per
la costruzione delle due strutture si aggireranno intorno ai 650
milioni di euro che saranno sottratti dai finanziamenti per alcuni
ministeri che questo governo ritiene secondari e poco importanti per
il benessere dei cittadini: Ministero delle Infrastrutture (54,7
milioni), Ministero dell'Università e della Ricerca (52,5
milioni), Ministero dell'Istruzione e del Merito (9,3
milioni), Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (5,2
milioni) e Ministero della Salute (1,8 milioni).
Come sempre le scelte
peggiori, quelle che intaccano la dignità dell’uomo, quelle volte
a scelte elettoralistiche o che favoriscono gli interessi del
capitale gravano sulle spalle dei lavoratori. Tagli pesantissimi che
andranno a incidere sull’istruzione e sulla malmessa sanità
italiana non potranno che peggiorare le condizioni di vita di milioni
di italiani.
QUALI SONO LE
CRITICITÀ DEI CPR
Le criticità e la
brutalità di questi accordi paiono evidenti fin dalle procedure
iniziali di smistamento che dovrebbero avvenire sui mezzi di soccorso
italiani in acque internazionali: le famiglie verranno separate,
solo gli uomini adulti potranno sbarcare in Albania mentre donne,
bambini e anziani dovranno necessariamente essere condotti in Italia
ma questo passaggio è di difficile realizzazione poiché i profughi
viaggiano sprovvisti di documenti.
La capienza massima del
centro di Gjadër sarà di 3mila immigrati e, secondo i calcoli
ambiziosi di Giorgia Meloni, il centro potrà ospitare fino a 36mila
immigrati all'anno, un numero che è frutto di una visione
spropositatamente ottimistica considerando che le procedure per
l'identificazione e la verifica delle prerogative per l'asilo,
secondo il decreto Cutro, dovrebbero svolgersi in 28 giorni ma che,
nella realtà, impiegano anche più di due anni mentre quelle per il
rimpatrio dovrebbero prevedere accordi con il Paese d’origine che
non sempre esistono col risultato che anche questo centro per il
rimpatrio si trasformerebbe in un vero e proprio lager (chiamiamo le
cose col proprio nome!).
Purtroppo non sarebbe
una novità viste le testimonianze di realtà già esistenti sul
territorio italiano in cui i rifugiati vivono in condizioni di
disperazione, di malnutrizione, di tortura fisica e mentale, in cui
si moltiplicano i tentativi di suicidio, in cui non è garantita
nessuna cura tempestiva, nessuna attenzione e che porta a una
progressiva “zombizzazione” delle persone trattenute.
Una situazione di
disumanizzazione e privazione ingiustificata della libertà non
tollerabile.
Noi del Collettivo
Stipaturi e del Fronte Comunista ci opponiamo con forza alla
prosecuzione di questi accordi che ledono la dignità umana e i più
basilari diritti della persona.
I CPR sono uno degli
emblemi di un sistema oppressivo che antepone gli interessi economici
agli interessi del popolo.
La colpevolizzazione
degli stranieri legittima e va di pari passo con la colpevolizzazione
di tutte le persone appartenenti alle classi meno abbienti, la cui
condizione viene imputata ad essi come un problema di scelte
individuali e non come l'effetto del sistema imperialista e delle
politiche di governi e imprenditori in Europa e in Africa.
Esiste una chiara
volontà politica di “risolvere” problemi di disagio sociale con
atti di vera e propria segregazione, repressione e tortura.
Sofferenza, violenze,
alienazione dal mondo esterno e completa incertezza circa il proprio
destino fino a istigare atti suicidi è il trattamento che le
istituzioni italiane riservano ad una delle categorie più deboli tra
gli strati più popolari.
Per questo è
necessario non cedere né alla retorica tesa ad accentuare le
divisioni basate sulla provenienza etnica, né alla repressione
praticata sui proletari immigrati e in generale nei confronti di che
perde il lavoro, la casa o si trova sotto la soglia di povertà.
UN ULTIMO APPUNTO:
La settimana che
intercorre tra il 25 aprile e il primo maggio è densissima di
ricorrenze, di commemorazioni di eventi tanto a cari a noi tutti:
dalla Festa della Liberazione alla Festa dei Lavoratori, passando per
la commemorazione della scomparsa di Gramsci e la cattura, la
condanna e l'esecuzione dell'infame M.
Anche la rete si
adegua, i social in queste giornate hanno visto passare sulle
timeline foto di nonni partigiani, dotte citazioni di Calamandrei e
Primo Levi, pugni chiusi, bandiere rosse; insomma una ampia adesione
nei valori della resistenza, della democrazia, dell'antifascismo -
che stanno a base della costituzione.
A queste manifestazioni
non si sono sottratti gli esponenti locali di tutte le forze
politiche - PD, Pentastellati e formazioni di sinistra presenti in
parlamento - che tuttavia, tradendo gli ideali di cui sopra, tradendo
lo spirito di lotta dei partigiani che lottavano per un’idea di
futuro molto diversa da quella in cui oggi viviamo basata su
uguaglianza, pace e giustizia sociale, si sono ben guardati dal
condannare i deprecabili accordi italo-albanesi sui CPR senza
dimenticare l’orrore degli accordi con la Libia del Governo
Gentiloni o la nefandezza dei decreti sicurezza del ministro Minniti.
P.S. Ci
perdonerà il Presidente dell'Albania se non gli riserviamo
un'accoglienza festosa, se non riusciamo a cedere al vortice di
balli, canti, ori e colori saturi quanto lo siamo noi di assistere a continue carnevalate. Al folclore ci penseranno gli amministratori locali, ormai
sempre più abili organizzatori di eventi (quando il loro ruolo di
freddi burocrati glielo permette) e sempre meno promotori di una sana
e costruttiva discussione politica.