Il Genocidio Palestinese nella Striscia di Gaza, dibattito a "Joggi Avant Folk" festival

Sabato sera abbiamo abbandonato per un momento la leggerezza delle serate estive per partecipare al secondo appuntamento della 26esima edizione dello “Joggi Avant Folk” a Joggi, appunto, frazione di Santa Caterina Albanese, in occasione della serata dedicata interamente alla Palestina. L'evento è stato caratterizzato da un interessante dibattito che ha messo in luce, ancora una volta, la drammatica situazione della striscia di Gaza a cui è poi seguito il concerto degli “Assalti Frontali”, storico gruppo hip-hop impegnato nel sostegno al popolo Palestinese. Sono 10 mesi che nella Striscia di Gaza viene portato avanti dall'IDF il sistematico massacro della popolazione nel nome di un fantomatico diritto alla difesa contro gli attacchi delle forze di resistenza palestinesi ma che in realtà è un vero e proprio piano di eliminazione dei palestinesi da Gaza, un piano ormai chiaro che non risparmia nessuno , anziani, donne e bambini; sono più di 120.000 i feriti e 40.000 i morti (calco

Bad Chili



Ieri è stata una giornata d'agitazione all'Università della Calabria, con un'assemblea che ha coinvolto larga parte degli studenti, dei docenti e dei precari dell'ateneo cosentino. La lunga giornata inizia con i precari invisibili della ricerca che, all'inizio del ponte coperto, si preparano per avviarsi verso l'aula magna, sede dell'assemblea dell'Università della Calabria. Tra l'emozione e la preoccupazione, ci troviamo con alcuni cartelloni e un grande striscione, Ricerca pubblica italiana - Da consumarsi entro il 31-12-08: molte le persone che passando gettano un occhio curioso, a volte più attento e interessato, allo striscione. Altri, invece, si interrogano se ci sarà lezione in mattinata: e non sono solo studenti, ma anche docenti. L'idea di fondo è e resta comunque ampia libertà di aderire all'assemblea, ma certo sarebbe preferibile la partecipazione di tutti, o almeno questo è quello che sperano i nostri bravi e giovani ricercatori.



Una volta giunti a 10-15 precari invisibili, parte un mini-corteo, che tra la curiosità e l'imbarazzo si avvia verso l'aula magna, la sede dell'assemblea accademica: qui, superato un assembramento posto di fronte all'ingresso dell'aula, si raccoglie un applauso spontaneo non appena entra lo striscione. Dentro, tra il vociare e la confusione, la situazione è in continua evoluzione: il locale è già pieno con persone in piedi o sedute lungo le scale e soprattutto continua a riempirsi, mentre fotografi e televisione iniziano a farsi vedere in giro, raccogliendo le prime istantanee della giornata. Il grande afflusso, però costringe gli organizzatori, ben lieti comunque, a spostare l'assemblea all'esterno, nel piazzale antistante il cubo in cui è posta l'aula magna: è qui che, dopo l'attesa del camioncino che costituirà il palco per la manifestazione di protesta, la gente inizia a riunirsi, sfruttando tutti gli spazi disponibili per appendere gli striscioni. Spunteranno sia sulla facciata dell'aula magna, sia su quella della segreteria, senza dimenticare le balaustre dei ponti coperto e scoperto. E proprio grazie ai ponti e agli spazi intorno alla segreteria si andranno a sisatemare nel corso della mattinata tutte quelle persone che non sono riuscite a sistemarsi nella piazza gremita: il microfono è acceso, la discussione può iniziare.
I primi interventi sono degli studenti: in pratica delle arringhe alla folla, parlando della manovra finanziaria, dei motivi per cui essere contro questi tagli generalizzati. Dopo questi primi interventi sale sul palco il rettore prof. Latorre. Il rettore parla in maniera piuttosto approfondita della manovra, iniziando sin dal taglio dell'ICI che, invece, avrebbe potuto rendere la manovra del governo più leggera di una trentina di miliardi. Secondo il rettore, poi, la manovra esprime strategia di disimpegno dall'istruzione pubblica da parte del governo: basti pensare che un quarto dei tagli previsti in finanziaria cadono tutti su scuola e università. Latorre, infine, invita a utilizzare la calma come mezzo di opposizione alle decisioni dell'attuale governo Berlusconi, di iniziare a interrogarsi anche sul federalismo fiscale che, tanto quanto i tagli, potrebbe portare disagi e problemi alla Calabria. In particolare, però, parlando dei circa 60 milioni di euro di taglio previsti per il 2009, l'invito di Latorre è soprattutto quello di lavorare per convincere il governo a limitare il provvedimento a questo primo taglio, avendo un anno di tempo per scongiurare i più consistenti tagli che partiranno dal 2010. In particolare secondo il rettore:

La sfida sarà far sentire democraticamente la nostra voce e far funzionare l'università.


Il secondo intervento di un certo peso viene da Perrelli, il preside della Facoltà di Lettere, la facoltà che ha guidato questa rivolta, almeno nella nostra università. Temo che loro andranno avanti è uno dei commenti d'esordio di Perrelli, che prosegue dicendo che questo è l'unico movimento sociale di opposizione alla politica neo-liberista della destra. Eppure le difficoltà sono tante: il movimento è comunque minoritario, essendoci da una parte l'opposizione non solo del governo ma anche di quella parte universitaria che ritiene corretta l'azione di governo. A questi va aggiunta l'indifferenza di larga parte del mondo accademico studentesco e docente: Perrelli, infatti, invita la folla a intraprendere azioni di informazione non solo nei confronti della società, ma anche degli studenti e dei professori che non sono intervenuti all'assemblea, ritenendo più opportuno continuare l'attività didattica regolare. Perrelli, quindi, bravo a esaltare la folla come praticamente tutti i "conferenzieri", chiude con quello che può ritenersi lo slogan dell'assemblea:

Siate coraggiosi e siate uniti!


E dopo la sua lezione in piazza sulla storia dell'università in Italia durante la Festa del Cioccolato, ecco giungere sul palco Franco Piperno. Il professore del Dipartimento di Fisica è bravo a esaltare la folla, eloquente, tiene il palco con piglio e autorità, come Perrelli prima di lui. Dopo aver sottolineato l'importanza dell'unità del movimento, come già Perrelli, Piperno ricorda che è in gioco non solo il taglio di 1,5 miliardi di euro, ma la situazione dell'università. Se viene ritirato il decreto, l'università avrebbe ancora gli stessi problemi. Secondo Piperno, il cambiamento deve avvenire dal basso: è importante che la protesta passi dagli studenti, perché sono i meno compromessi nella situazione. E continua: non ho visto i rettori schierarsi contro la riforma precedente, criticando di fatto, come faranno altri negli interventi successivi, la riforma del 3+2, riforma che ha causato la moltiplicazione dei corsi e la conseguente dispersione del sapere. L'intervento di Piperno si conclude con una prima proposta: visti i numeri del movimento, è opportuno chiedere ai presidi delle facoltà dell'Unical l'utilizzo di un'aula per facoltà per realizzare assemblee permanenti, per discutere non solo del provvedimento e dei problemi della nostra università ma anche di quelli delle singole realtà dipartimentali.
Gli interventi successivi sono, bene o male, dello stesso tenore: richiesta di spazi per discutere, inviti al corpo docente a interessarsi, dare corpo alla propria voce, alle proprie idee. Richieste forti di confronto con questo movimento e di intervento effettivo. Un po' fuori dal coro in questo contesto l'intervento di Romolo Perrotta, che promette parole che faranno male a qualcuno, ma che alla fine, obiettivamente, calca ben poco la mano, nonostante le più che condivisibili posizioni: Ridiscutiamo del 3+2 e della stessa istituzione universitaria, invita Perrotta, che poi ritorna sul 3+2 asserendo che la struttura di questo sistema di laurea così come è organizzato fa capo non solo al ministero ma anche alla Facoltà di Lettere e al suo presidente Perrelli. Il succo del suo intervento, comunque, al di là delle polemiche con le recenti dichiarazioni di Cossiga, presidente onorario del master in intelligence che ha iniziato i lavori per la sua nuova edizione proprio in questi giorni, è l'invito a levare ciò che con l'università non c'entra.
Gli interventi si susseguono, quindi, e ognuno inizia a dare voce alla propria rabbia e alle proprie paure sul futuro, e man mano che studenti, docenti, precari (di cui vi abbiamo dato conto ieri) si susseguono sul palco, si nota che il movimento, da un inizio apartitico, si porta verso la direzione tipica degli slogan dei partiti italiani: in effetti l'unico intervento pesantemente politico è quello di Perrelli, con i suoi riferimenti alla politica neo-liberista della destra italiana o con il suo accostamento masse studentesche-operai.
In conclusione, comunque, come proposte operative di protesta ritorna ancora una volta l'idea di Ingegneria di lezioni notturne, cui vengono accostate il blocco della didattica per un tempo limitato (una settimana), la proposizione di didattica alternativa (seminari in piazza), cortei nelle città (dovrebbe essere in preparazione un corteo per le strade di Cosenza per la prossima settimana): alla fine dell'assemblea, comunque, il movimento passa all'azione con l'occupazione (simbolica, a quanto pare e per il momento) di alcune presidenze e con l'installazione di assemblee permanenti in alcune aulee dell'ateneo.
Così alla fine della giornata l'Unical si ritrova in subbuglio e si unisce alla stagione selvaggia che sta attraversando l'Italia, e l'accostamento con il romanzo di Lansdale non è neanche tanto casuale o dovuto a un semplice titolo a effetto: si respira, comunque, lungo il ponte, una tensione profonda, che coinvolge ognuna delle persone che in questa accademia vivono, studiano, lavorano, mentre nelle assemblee permanenti si discute dei provvedimenti del governo e soprattutto di cosa fare il giorno dopo e in quelli successivi. Ogni persona si interroga, si riunisce anche fuori dalle aule per discutere in gruppi più piccoli: la scommessa, in questo senso, che il comitato del movimento è tenuto a vincere sarà, a parere di chi scrive, quella di mantenere il movimento fedele alle idee espresse da Piperno: no ai tagli, ma opporsi comunque a questo status quo che male ha fatto all'università. L'assemblea mattutina, però, risulta alla fin fine ricca di parole, ma in fondo povera nei contenuti, più interessata ad arringare ed esaltare gli animi, come era inevitabile aspettarsi da una riunione di così vaste dimensioni. E' in altre sedi, in consessi più ristretti e più facilmente gestibili che si dovranno trovare le idee e le proposte da portare al governo. Ricordiamo in questo senso che, al di là delle proteste e degli interventi, resta punto di riferimento il rettore e le sue parole: il suo intervento volto a un'azione diplomatica da distribuire nel corso di un anno sembra suggerire o quanto meno confermare l'idea, espressa già in un breve trafiletto su Fatti al cubo, di unirsi alle altre 13 università virtuose d'Italia, quelle che sono riuscite a presentare alla fine dell'anno accademico un bilancio positivo, di trattare in maniera separata i tagli, di scongiurarli proprio come premio per i loro sacrifici. E sicuramente anche questa peculiarità, unita con la territorialità dell'ateneo devono essere dei punti da sfruttare nel confronto con le istituzioni.
Interessante infine notare i frequenti richiami alla ricerca, richiami che non sono mai scesi nel merito. In questo caso, però, nel merito vorrei scendervi, tirando un po' d'acqua al mulino presso cui sono accademicamente cresciuto. Si è detto in questi giorni che le nostre università sono indietro nei ranking europei e mondiali, quello che però non si è detto è che i nostri ricercatori, quelli delle discipline scientifiche (che grazie al 3+2 e alla proliferazione dei corsi hanno per contro visto un maggior calo negli investimenti) sono tra i più preparati e apprezzati d'Europa. E in questa piccola finestra vorrei ricordare che la nostra università, attraverso il Dipartimento di Fisica, è presente attivamente in LHC, l'esperimento di cui si è parlato tanto nelle scorse settimane. Questo dovrebbe alla fin fine essere uno dei motivi, sicuramente il primo, per difendere innanzitutto la nostra università, rendendola simbolo della buona ricerca e della buona didattica, nonostante tutti gli sprechi che anche qui sono presenti.

Nota conclusiva: vorrei fornire, sul finale, alcune precisazioni per il lettore. Innanzitutto mi trovo nella non invidiabile posizione di precario anche se non ufficiale dell'università, nonché della scuola stessa. Questo potrebbe a tratti essere uscito fuori durante il racconto, e se magari non vi è sempre sembrato molto obiettivo, me ne scuso. Mi scuso anche delle non perfette citazioni che costellano l'articolo stesso: ho preferito lavorare alla vecchia maniera, prendendo appunti con un blocco note e la penna, piuttosto che con il classico registratore con cassetta dentro. In questo caso mi scuso sia con i lettori, ma soprattutto con le persone di cui potrei aver citato le parole in maniera scorretta e imprecisa: se ciò è avvenuto, me ne dispiaccio, ma spero comunque di aver reso lo spirito degli interventi e soprattutto della giornata.