Repressione, violenza, interessi padronali: è questo il futuro che vogliamo per la nostra Calabria?

  Abbiamo assistito increduli (ma non sorpresi) al video che immortala la violenta aggressione, avvenuta a Cosenza, portata avanti dalle forze dell'ordine nei confronti di Gabriele Carchidi, direttore della testata giornalistica Iacchitè. Ci siamo detti "Increduli ma non sorpresi" perché ormai l'aumento dell'uso intimidatorio delle forze dell'ordine, nei confronti di chi si permette di intralciale gli interessi padronali o anche semplicemente di denunciare le ingiustizie sociali di cui tanti, troppi sono vittime ogni giorno, sta diventando una pericolosa routine. In questi anni - anche prima del governo Meloni - abbiamo visto studenti manganellati senza motivi, lavoratori in sciopero aggrediti da squadristi senza alcun intervento delle forze di polizia, decine e decine di denunce senza fondamento contro manifestanti in tutta Italia. In questo quadro di attacco frontale e totale nei confronti delle forze sociali organizzate anche il contesto cosentino non è da ...

30 anni fa: una morte come un pugno



Il gruppo dirigente democristiano nello scacchiere politico locale, come su quello nazionale, si pone come un’associazione di tipo mafioso, non solo e non tanto per la convergenza di mafia e di clientele parassitarie che è riuscito a suscitare e ad aggregare attorno a sé, quanto per il modo stesso, banditesco e truffaldino, di concepire ed esercitare il potere
(Peppino Impastato)

Nella notte tra l'8 e il 9 Maggio del 1978 Peppino Impastato viene ucciso: era impegnato nella campagna elettorale, iscritto tra le liste di Democrazia Proletaria. La sua morte svegliò molte coscienze: l'anno dopo, nello stesso giorno della sua morte, ci fu la prima manifestazione popolare anti-mafia, organizzata dal Centro siciliano di documentazione, oggi Centro Impastato. La sua morte è diretta conseguenza della sua attività nella Radio Aut, radio libera fondata dallo stesso Impastato nel 1976: nelle trasmissioni di questa radio, primo attraverso i mezzi di informazione locali, inizia a denunciare le attività mafiose che avvengono tra Cinisi, il suo paese, e Terrasini. In particolare denuncia le attività di Gaetano Badalamenti, il boss mafioso che aveva il controllo del traffico di droga. Le prime notizie parlano di un terrorista morto mentre preparava un attentato suicida, ma grazie all'azione di Giovanni, il fratello, e della madre Felicia Bartolotta, viene fatta giustizia di una vittima di mafia: la documentazione raccolta consente di aprire le indagini e porterà alle condanne di Vito Palazzolo il 5 Marzo 2001 a 30 anni di reclusione e di Gaetano Badalamenti l'11 Aprile 2002 all'ergastolo.
Oggi 9 Maggio 2008, in occasione dei 30 anni dall'attentato, il Centro Impastato organizza una nuova manifestazione anti-mafia sempre tra le strade di Cinisi, per ricordare Peppino Impastato, per svegliare le coscienze e ricordare loro che la mafia è ancora viva e deve essere combattuta, come l'unico ostacolo ad un vero sviluppo del sud e dell'Italia tutta.

P.S.: grazie a Pietro per la segnalazione.

Per approfondire:
La voce di Peppino Impastato a Radio Aut

Stipaturi Network:
9 Maggio 1978: senza titolo
I cento passi (scena finale)

(la foto a corredo dell'articolo è tratta dalla pagina Poesie di Peppino Impastato)