Aderiamo alla manifestazione e sottoscriviamo con convinziona il documento del Coordinamento per la Palestina di Lungro:
La questione palestinese è oggi “la questione” del secolo che stiamo vivendo, essa ha creato un punto di svolta nella storia dell’umanità intera. Oggi Gaza è l’emblema, il punto di non ritorno, il confine ultimo tra la barbarie e l’idea di poter costruire un futuro migliore per tutti fatto di giustizia sociale, uguaglianza, pace e fratellanza tra i popoli.
Dall’8 Ottobre 2023 Israele ha iniziato una interminabile serie di bombardamenti sulla Striscia di Gaza, da allora uomini, donne e bambini non hanno avuto più accesso a cibo e acqua; le loro case, le moschee, le scuole e gli ospedali sono ormai nient’altro che polvere e macerie.
Non possiamo cullarci e pensare di leggere la storia della Palestina a partire dal 7 Ottobre 2023. La prima nakba risale al 1948, quando 700.000 palestinesi vennero scacciati ed espulsi violentemente dalle loro terre, privati delle loro case e costretti a vivere in immensi campi profughi sparsi tra Libano, Siria, Giordania, oltre che nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania unici due territori rimasti teoricamente in mano ai palestinesi ma de facto sotto il controllo israeliano. Gaza negli anni - e soprattutto dal 2006, quando l’esercito Israeliano, ritiratosi dai territori della striscia, la cinse d’assedio - si è trasformata in un immenso campo di concentramento a cielo aperto, senza possibilità alcuna di uscire o entrare liberamente, senza un aeroporto, senza un porto, senza il controllo autonomo di acqua, luce e gas, senza quindi la prospettiva di un futuro per una popolazione di più di 2 milioni di abitanti.
Al momento la situazione è gravissima, ne siamo tutti testimoni attraverso la diffusione di video e fotografie che ritraggono l’immane tragedia che si sta consumando da quasi 2 anni. Negarlo è impossibile, inaccettabile: i morti sono ormai più di 60.000 di cui 17.000 bambini e i feriti superano i 100.000, la distruzione a Gaza è totale, quasi il 90% degli edifici risulta distrutto o danneggiato.
Un vero e proprio Genocidio.
Da pochi giorni Israele ha avviato l’operazione “Carri di Gedeone 2”, un’offensiva via terra mascherata come l’ennesima operazione per sconfiggere definitivamente Hamas ma il cui fine reale è quello di occupare definitivamente Gaza e distruggere quel poco che rimane della Striscia, dei suoi abitanti e delle loro vite.
In questo scenario di distruzione il mondo sembra essere paralizzato, immobile. Gli stati dell’UE che tanto sbandierano gli ideali di pace e giustizia hanno scelto di rimanere spettatori, se non addirittura di diventare complici (votando contro il cessate il fuoco o continuando a vendere armi a Israele), essi hanno preferito gli interessi economici alla vita di un intero popolo. Nel frattempo la cosiddetta stampa libera occidentale, prona ai medesimi interessi, non solo non ha generato alcuna critica nei confronti dello stato sionista, ma ha anche contribuito attivamente a giustificare il genocidio di Gaza tentando di insabbiare qualsiasi voce si ergesse a difesa della Palestina.
Fin dall’inizio dell’occupazione, Israele ha dato vita ad un palese e crudele sistema di apartheid, mettendo in atto una politica improntata sulla negazione del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese. La politica di sterminio, perché di questo si tratta - lo ha ammesso pochi giorni fa lo stesso Netanyahu -, è una macchina complessa e ben oleata, brevettata e rodata da ben 77 anni, basata su una dottrina (il sionismo) che affonda le sue radici nel razzismo, nel colonialismo, nella disumanizzazione e nella completa cancellazione dell’esistenza e della memoria del popolo Palestinese.
Gaza non è solo una questione umanitaria, non lo è mai stata.
Nel suo ultimo report alle Nazioni Unite, dal titolo “Dall’economia di occupazione all’economia di genocidio”(1), Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, denuncia come l’originale progetto coloniale e sionista si sia naturalmente evoluto nell’attuale progetto genocidiario, sostenuto, alimentato e fomentato da una rete capillare di aziende e multinazionali, non solo Israeliane, che traggono profitto dalla prosecuzione dell’occupazione, dallo sfruttamento delle terre, dalla sperimentazione sul campo di nuove armi e tecnologie. In Israele, persino le università sono perfettamente inserite in tale contesto e vi contribuiscono attivamente “coltivando narrazioni allineate con lo Stato, cancellando la storia palestinese, giustificando le pratiche dell’occupazione e collaborando con l’esercito israeliano per lo sviluppo e la produzione di strumenti per la sorveglianza, controllo delle folle, guerra urbana, riconoscimento facciale e uccisioni mirate, strumenti che vengono di fatto testati sui palestinesi”(1).
Ad oggi 147 Stati su 193 membri ONU hanno riconosciuto la Palestina. Tra questi Spagna, Irlanda, Norvegia, Svezia, Brasile, Cina, India. La Francia ha annunciato che lo farà entro settembre. Il Regno Unito dichiara che riconoscerà lo stato Palestinese se Israele non cesserà il fuoco entro settembre.
E l'Italia? L’Italia è lì, ferma alla finestra a guardare impassibile la distruzione di un popolo.
Riconoscere lo stato di Palestina sarebbe un gesto importante perché oltre a rafforzare il diritto internazionale rappresenterebbe un’azione politica dal forte valore simbolico che permetterebbe di prendere (almeno in parte) una posizione di distanza nei confronti di Israele e delle sue azioni.
Il riconoscimento dello stato di Palestina è un atto giuridico che consentirebbe di aprire relazioni diplomatiche tali da rendere più reale lo slogan "due popoli, due stati".
Per questo chiediamo allo Stato italiano di uscire dalle logiche coloniali e di "usare" in modo efficace il diritto internazionale riconoscendo l'esistenza e la sovranità dello Stato palestinese.
Anche Lungro nel suo piccolo non può restare in silenzio e per questo vogliamo organizzare un presidio per fermare il genocidio, contro la complicità italiana con l’occupazione e l’apartheid israeliana.
Invitiamo all’adesione a questo documento e alla partecipazione alla manifestazione singoli cittadini, realtà sociali, collettivi, sindacati, organizzazioni studentesche, associazioni, comunità religiose di ogni credo e organizzazioni politiche che sentono l’urgenza e il dovere di mobilitarsi:
• Per fermare il genocidio;
• Per il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese;
• Per interrompere la complicità e gli accordi del governo italiano con lo stato sionista.
Ci vediamo con le bandiere palestinesi in Piazza Casini domenica 31 Agosto alle ore 18:00
Per adesioni scrivete a: coordinamentoperlapalestina.lungro@proton.me oppure un messaggio privato sui nostri social
25 agosto 2025
Coordinamento per la Palestina - Lungro