IL SISTEMA SANITARIO CALABRESE È AL COLLASSO! DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA!

 

Venerdì 7 marzo il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per il sistema ospedaliero della Calabria su input diretto, pare, del presidente della regione Occhiuto. 
Se si è arrivati a una scelta di questa gravità è proprio perché la situazione è estremamente drammatica checché ne dicano gli esponenti dell’amministrazione regionale che per nascondere le loro mancanze e la loro inadeguatezza già parlano di “grande opportunità per la Calabria”.
La misura infatti prevederà la nomina di un commissario governativo straordinario, l’ennesimo, preposto a supervisionare la famigerata riqualificazione della rete ospedaliera calabrese che dovrebbe portare all'adeguamento del sistema sanitario regionale agli obiettivi del PNRR.

Sono parecchie le cose che non ci convincono di tutta questa operazione:
Ancora una volta la narrazione del collasso del sistema sanitario calabrese che viene data è del tutto simile a quella delle calamità naturali del tutto inattese, di cui nessuno è responsabile; non è la prima volta che questo accade, già nel 2007 era stato dichiarato lo stato di emergenza economico-sanitaria e da lì si era arrivati al commissariamento nel 2010 con annessi piani di rientro dal debito e tagli delle spese sempre più severi con le conseguenze devastanti che ogni giorno sono sotto gli occhi di tutti: ospedali chiusi dalla sera alla mattina, meno posti letto, personale insufficiente che lavora a ritmi estenuanti, blocco del turn over e parziale smantellamento della rete dei laboratori analisi.
Visti i risultati, ce la sentiamo di dire che non ci sembra si sia trattato di una strategia vincente, sempre che l’obiettivo fosse quello di tutelare «la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività».

La cosa ancor più grave di questo provvedimento è che esso, in quanto stato di emergenza, dà la possibilità al commissario di poter agire con meno vincoli legislativi, derogando a tutte le regole in materia di affidamenti, realizzazione bandi e quindi alla gestione delle spese e dei finanziamenti pubblici.
L'emergenza è il mezzo per favorire gli amici costruttori, le ‘ndrine e la sanità privata.
Un modo come un altro per avere mano libera da lacci e lacciuoli e garantire così l’ennesimo assalto alla diligenza; un gigantesco favore al settore privato della sanità che si garantirà tramite opportuna gestione dei denari pubblici, il rafforzamento delle proprie strutture a discapito di quelle pubbliche.
Sappiamo di cosa parliamo, d'altronde, nel tempo, i nostri amministratori ci hanno abituati bene!

La nostra esperienza con l’ex ospedale di Lungro, adesso declassato a casa della salute, utilizzato in minima parte e forse prossimo ospedale di comunità (no, non tornerà a essere un vero e proprio ospedale, non esaltiamoci!), ci porta a riflettere sull’effettiva necessità di costruire una nuova struttura mastodontica - come quella di Sibari, per altro senza pensare di ripristinare le funzionalità di quelle già attive - da adibire a ospedale alle nostre latitudini che non risolverebbe, in ogni caso, il problema della mancanza di personale medico, tecnico e infermieristico nelle strutture già esistenti.
Come sappiamo, l’ex ospedale, dalla metà degli anni Novanta è stato pian piano privato dei servizi e dei reparti fino a quando l’ormai famigerato Piano di Rientro del 2010 ne ha decretato la chiusura.
La trasformazione in casa della salute ha deprivato la struttura delle funzionalità necessarie per far sì che esso potesse rimanere un presidio territoriale efficiente: circa 4 anni fa è stato chiuso il laboratorio analisi nonostante fosse in piena funzionalità, da più di due anni (per il pensionamento dell’ultimo tecnico) la radiologia si è trasformata in un servizio ad intermittenza nonostante la sostituzione del macchinario radiografico; i servizi ambulatoriali (anch’essi attivi solo alcuni giorni al mese rendendo di fatto inefficiente il servizio per l’utenza) sono privi di strumentazioni adeguate – mancano computer, etichettatrici e alcuni strumenti diagnostici fondamentali – ed è impossibile utilizzare la piazzola di atterraggio dell’elisoccorso che, perciò, è stata trasferita a 2 chilometri dalla struttura.
Il CAPT di Lungro, allo stato attuale, garantisce il funzionamento di un reparto dialisi costantemente a corto di personale, di una piccola RSA medicalizzata e di uno scarno PPI.

Questo il quadro desolante di un presidio ospedaliero che dovrebbe servire decine di migliaia di persone nel distretto Esaro-Pollino e che invece, per garantire gli interessi dei privati, è stato depotenziato e reso inefficiente, così come accaduto negli altri distretti sanitari calabresi.

Non dobbiamo abbassare la guardia! 
La lotta per il diritto a una sanità pubblica ed efficiente è fondamentale, deve vederci uniti e necessita di tutta la nostra rabbia!