... di villania, scostumatezza, ineleganza, supponenza e altre bazzecole.

 

 

Perché è sempre bene non discutere con un maleducato: la gente potrebbe non notare la differenza.

Questa è la frase che campeggia sulla copertina di una vecchia agenda di Murphy appoggiata sulla scrivania dalla quale stiamo lavorando alla stesura di questo post che vi accingete a leggere. Il senso della massima è chiaro: un invito a ben valutare gli interlocutori con cui si è intenzionati ad aprire un dialogo che, almeno nelle premesse, dovrebbe essere un'occasione di crescita effettiva ma che poi si rivela tutt'altro. Una scelta di cautela, la nostra, che ci ha permesso nel tempo di evitare di trovarci invischiati in vere e proprie liti telematiche in cui ci si vomitava addosso ogni genere di insulti che avrebbero fatto impallidire addirittura il Funari di "A bocca aperta" che su queste risse verbali aveva costruito la sua fortunata carriera (citazione nostalgica ad hoc, a misura di boomer).

Questa volta, però, è diverso. Vogliamo mettere in chiaro alcune cose poiché riteniamo si sia superato il segno, soprattutto quando vilmente, da una posizione di relativo benessere, si è attaccato ignobilmente una buona fetta della popolazione che si arrabatta a sbarcare il lunario, che è la vera vittima di questo iniquo sistema economico e che spesso, cosa più grave, si trova alla mercé di una classe politica che su queste sfortune ha "sciacallamente" rafforzato le proprie rendite di posizione, ci ha costruito una carriera e una "posizione sociale".

Ben più dei ritriti e banali Ferragnez che riempiono le pagine di "Novella 2000", ben più di questa scadente campagna acquisti di Juve e Inter, dovunque (nei bar, dai parrucchieri... persino ka Battistini) non si parla che dei deliri propinati via facebook da un'esponente molto vicina alla vecchia maggioranza "Lungronelcuorista" che, per 15 anni (leggasi quindici, jo qaqare), ha retto le sorti della nostra comunità.

Quasi tutti noi concittadini in questi ultimi giorni ci siamo scambiati gli sguaiati commenti in cui la Signora ci aveva tenuto a profondere tutto il suo impegno, la sua sagacia, tanto da incontrare la riprovazione della quasi totalità della popolazione lungrese (gallbë qo!!!); gli attacchi rivolti a tutta la nostra comunità così generici e stereotipati; i suoi toni così enfatici, scorretti, sgrammaticati, fuori le righe hanno fatto sorgere in noi il sospetto che fosse tutta una montatura messa in piedi a danneggiare la parte per cui si stava spendendo. Ci sbagliavamo, tra un commento nuovo e un commento cancellato (a detta sua da questo misterioso algoritmo di facebook... mah!) ella continuava ad argomentare miseramente la sua confusa idea di socialità.

Che fine faranno gli screenshot raccolti in questi giorni che tanto hanno gonfiato le memorie dei nostri smartphone (e non solo quelle)? Probabilmente ci allieteranno per qualche altra giornata, consolandoci del fatto che c'è del disagio anche tra i ceti più abbienti; quando risalteranno fuori tra qualche mese magari tra una foto di un tramonto, un selfie raccapricciante, una foto della grigliata in montagna e il quotidiana scatto del gatto di casa allora ripenseremo a tutto ciò con un misto di melancolia e nostalgia, esclamando tra noi "sa piçuçari pat gjovasim!!!"

Tralasciando ora per un momento la villania, l'ignoranza, l'ineleganza, la difficoltà ad esprimersi in un italiano corretto, la supponenza, la povertà di argomentazioni (potremmo continuare ad libitum...), vorremmo soffermarci sul merito di quelle frasi perché indicative di un modello di società, di un modo di intendere la gestione dei beni pubblici che purtroppo, in assenza di una sana attività e discussione politica, stanno attecchendo sempre più.

Dalla risposta a un semplice commento di una nostra concittadina che aveva avuto l'ardire di correggere l'ex sindaco Santoianni per una svista di lieve entità, si rende evidente agli occhi di tutti il modello classista che permea quello spazio politico: non sei al mio pari, ogni critica che proviene da te la vivo come un reato di lesa maestà. In quest'idea di società non esiste il concetto di cittadinanza con tutto il corollario di diritti associati, esistono solo dei sudditi! E ai sudditi non si riconosce un diritto, si fa una concessione. È per questo che nel commento si gioisce dell'abolizione del reddito di cittadinanza, in questo modo si creano le condizioni per la creazione di uno strato di popolazione vulnerabile alle politiche clientelari che affliggono la nostra terra oltre che all'ampliamento delle divisioni sociali e la conseguente rigerarchizzazione della società.
Nonostante tutto ciò, verso questa parte della popolazione più bisognosa di attenzione, è rivolto tutto il risentimento possibile. La loro unica colpa? Essere poveri.

All'interno di questo modello rientra anche il mondo dei patronati, da cui provengono gli esponenti politici più in vista della nostra comunità. La politica del "të piaxhirit" o del "ci penso io, tranguillu", perfettamente declinata da questo mondo, produce danni incalcolabili trasformando diritti in piaceri  (cioè una forma moderna di concessione), creando una interdipendenza che, in una terra dove lo stato è lontano anni luce, porta molto spesso a essere fin troppo riconoscenti per l'aiuto ricevuto.

In tutto questo marasma sarebbe stato doveroso leggere dei commenti indignati da parte dei sostenitori della lista Lungro nel cuore invece di difese d'ufficio o, peggio, colpevoli silenzi. Le frasi che abbiamo letto sono di una gravità inaudita e avrebbero meritato una chiara presa di distanza.

Il clima avvelenato che si respira a Lungro in questi ultimi anni ha raggiunto un livello inaccettabile. Le tifoserie degli opposti schieramenti dovrebbero cessare il lancio di stracci, le frecciatine, comprendere che questi atteggiamenti non fanno altro che dilaniare il tessuto sociale del nostro paese. Ben venga la discussione politica, anche accesa se necessario, ma che sia discussione vera, argomentata, una critica costruttiva e non solo distruttiva, basta insulti tra opposte fazioni. Sia chiaro, noi non siamo per il "dufemi mirë" a tutti i costi, un avversario politico resta tale ma questo non deve creare un clima di tensione e stupida rivalità tra i cittadini.

Torniamo a fare politica! Torniamo a discutere dei drammi reali della nostra società! Affrontiamo i problemi di chi ci sta accanto, del vicino, con una consapevolezza nuova lontana da ogni egoismo e individualismo tossico.