Non
siamo i primi né saremo gli ultimi a interrogarci su come riportare
al centro delle dinamiche sociali e lavorative del nostro paese una
discussione politica sincera, degna di questo nome, bonificata da
decenni di cattiva amministrazione, clientelismi e non improntata
alla difesa delle rendite di posizione minime dei diversi
lillipuziani locali. Riteniamo, infatti, che sia necessario cercare
di ripristinare i canali più appropriati di discussione democratica
che concorrano ad aumentare la partecipazione attiva di quella parte
della popolazione che si sente completamente esclusa dalle decisioni
imposte dall’alto che investono direttamente la loro vita.
Il
momento storico che la società nel suo complesso (e quindi di
riflesso la nostra comunità) sta vivendo è estremamente complicato;
anni e anni di riflusso, di demonizzazione delle ideologie hanno
avuto come conseguenza una totale sottomissione ai dogmi
dell’economia liberista, votati all'individualismo, alla
concorrenza sfrenata, al falso mito della meritocrazia che stanno
producendo dei danni incalcolabili sia dal punto di vista sociale -
l'aumento delle disuguaglianze sta a lì a dimostrarlo -, sia dal
punto di vista delle scelte delle politiche del lavoro assunte dai
governi negli ultimi anni che hanno determinato una perdita costante
dei diritti dei lavoratori con il conseguente aumento della
precarizzazione delle nostre esistenze. Tuttavia - per fortuna - su
questa deriva negli ultimi tempi si stanno sollevando diverse voci
critiche; ultima in ordine di tempo l'interessante intervento delle
neodiplomate della “Scuola normale superiore di Pisa” che hanno
ben spiegato i limiti e le storture che un’errata ideologia del
merito (diretta espressione della dottrina neoliberista) sta
producendo.
Un
altro aspetto che è venuto meno in questa fase è la perdita totale
di una qualsiasi forma di coscienza di classe dei lavoratori, ovvero
della consapevolezza del proprio ruolo all’interno della società,
prerogativa indispensabile per una rivendicazione più efficace dei
propri diritti; tutto questo ha fatto precipitare la lotta per la
conquista e la difesa dei diritti sociali a una fase pre-politica in
cui i populismi hanno avuto vita facile per affermarsi negli ultimi
anni.
Oltre
a ciò una grossa parte del blocco sociale e delle classi più
deboli, non sentendosi più rappresentata dalle forze politiche di
sinistra una volta diretta espressione “dei loro interessi di
classe”, hanno ceduto a destra (o si sono astenute). Queste,
private di una guida ideologica e quindi delle categorie necessarie
ad elaborare una qualche analisi critica al sistema vigente, tendono
di volta in volta ad affidarsi al santone (o meglio all'uomo forte)
di turno nella speranza che possa egli risolvere alcuni dei loro
problemi più impellenti. Soluzioni che,
essendo l'uomo forte un derivato del sistema di sfruttamento
neoliberista, prontamente avverranno risultando, però, fini a se
stesse, prive di una reale valenza sistemica e che dunque
provvederanno ad alleviare questo o quel malessere in maniera
momentanea senza porre le basi per una risoluzioni definitiva della
reale problematica.
Tutto
questo, nonostante le difficoltà, non ci farà mai tifare per il
meteorite, ovvero riversare le colpe di questo disastro conclamato su
questa parte della popolazione che, non solo è la vittima principale
del sistema ma è anche quella che maggiormente viene divisa e messa
in competizione al suo interno al fine di indebolire qualsiasi spinta
emancipatoria; dare dunque la colpa ai singoli cittadini non riesce a
ben inquadrare il problema anzi mette i lavoratori gli uni contro gli
altri, ingenera quel sentimento di sfiducia verso le istituzioni
tanto caro alle élites pseudo-culturali del nostro paese che hanno
in odio le classi sociali meno abbienti e nello stesso tempo
deresponsabilizza le istituzione dai propri doveri.
Il
“che fare?” (Что
делать?) di leniniana memoria risulta, a questo
punto, una domanda ineludibile.
Consci
del fatto che la risposta a tale quesito sia altrettanto complessa
quanto la fase storica in cui viviamo, vogliamo far sì che si avvii
un percorso di analisi che ci permetta di fare pulizia nel nostro
campo, facendoci bene comprendere chi siamo e dove andiamo, punti di
partenza indispensabili per poter arrivare ad elaborare e mettere in
pratica l'idea di futuro che merita la nostra comunità.