Pubblicato il
25aprile
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Il balletto delle nomine dei commissari alla sanità calabrese sta sempre più assumendo i contorni di una sceneggiata napoletana scritta male e interpretata peggio.
Ad oggi, nel più assoluto imbarazzo generale, la regione Calabria e il ministero della sanità ne hanno già fatti fuori tre, utilizzando un variegato cast di attori che hanno recitato le loro parti con una verve difficilmente ripetibile. C'è il generale dell'arma Saverio Cotticelli che, del tutto inconsapevole del ruolo che gli era stato assegnato, ammetteva candidamente in un'intervista di essere all'oscuro del piano emergenziale che doveva mettere in campo nel tentativo di arginare il covid. A lui succede il limonatore seriale, al secolo Giuseppe Zuccatelli, che impunemente - in audizione con un gruppo di femministe cosentine - sottolineava i bassi rischi del contagio manifestando a più riprese l'inutilità dell'uso della mascherina; a sua detta era il bacio lungo e appassionato (quindici minuti almeno e voluttuosamente con la lingua) a veicolare il virus, che romanticone! Con queste premesse, si poteva ben ipotizzare cosa sarebbe successo di lì a poco. In effetti, ancora prima di assumere formalmente l'incarico, l'incombente Zuccatelli si dimetteva aprendo la strada alla nuova nomina, l'ex rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, che prima accetta ma poi rinuncia per un'opzione impraticabile dalla moglie, cosentina (non sappiamo se di nascita o d'adozione per via del marito bruzio): trasferirsi a Catanzaro.
C'è da dire che su questa ridicola vicenda la figura di Gino Strada (il candidato che più di tutti raccoglie l'istanza di cambiamento dei calabresi, a dispetto dell'ostilià mostrata a più riprese nei confronti della sua nomina a commissario dal presidente facente funzione Spirlì e da altre figure importanti della nostra classe dirigente) si staglia nettamente, restituendo dignità alla nostra terra, facendoci riscoprire la voglia di lottare per il sacrosanto diritto ad una sanità migliore.
La sua proposta di collaborazione con la protezione civile è indice di una possibile inversione di rotta, che merita di essere sostenuta, soprattutto ora che la sanità calabrese si trova ad affrontare l'emergenza covid nella disastrata condizione in cui l'hanno fatta precipitare anni di mal governo (commissariale e no).
È chiaro, quindi, che il solo laboratorio dell'Ospedale Annunziata di Cosenza non possa sopperire all'analisi dei numerosi tamponi di un'intera provincia, ciò ha indotto l'ASP di Cosenza a pubblicare un bando indirizzato ai laboratori privati regionali ed extra-regionali per ottenere questi risultati in tempo breve. Il numero di tamponi che dovrebbero essere elaborati al giorno sono fino a un max di 1000 al modico costo di 30 € l'uno.
È notizia di ieri (18 Novembre) la
messa in funzione a Rossano di un macchinario per analizzare i
tamponi, costato 150 mila euro è in grado di processare fino a 300
campioni al giorno. Sebbene possa sembrare una grossa cifra, due
semplici e veloci conti (seppur non comprensivi di ogni possibile
spesa) mostrano quanto sia folle l'affidamento ai privati di tali
servizi.
Da quanto si legge sul bando dell'Asp,
infatti, ai laboratori privati è richiesta, come già accennato, la
capacità di analizzare almeno 250 tamponi al giorno al costo massimo
di 30 euro a tampone, ciò significa che l'Asp di Cosenza sarebbe
disposta a spendere per 1, dicasi uno, solo affidamento 7500 euro al
giorno per l'analisi di 250 tamponi, ossia 225 mila euro al mese!
Considerando ancora che la fornitura avrà la durata di due mesi, si
arriva a spendere 450 mila euro!
Con tale cifra sarebbe possibile acquistare 3 macchinari che rispetto ad 1 solo laboratorio privato triplicherebbero la potenza di analisi, garantendo non solo un migliore servizio ai cittadini ma sopratutto un risparmio importante per le già vuote casse della regione .
Troviamo assurdo che, ancora una volta, visti i problemi di bilancio in cui versa la sanità calabrese, si preferisca continuare a rivolgersi ai privati, triplicando i costi, invece di riattivare i laboratori presenti nei presidi sul territorio.
Si continuano a regalare migliaia di euro alla sanità privata mentre i laboratori pubblici restano abbandonati o sotto utilizzati come nel caso dell'Ospedale di Castrovillari da dove il dottore Ferdinando Laghi - ex Primario di Medicina Interna del nosocomio – lancia un appello, purtroppo inascoltato, che facciamo nostro: “Abbiamo un ottimo laboratorio analisi, dove sarebbe stato possibile sin da subito il processamento dei tamponi o fare i test sierologici”.
Riattivare il Laboratorio analisi della Casa della Salute nel Comune di Lungro, che con un intervento minimo e l'aiuto dell'ASP non solo permetterebbe di alleggerire la mole di lavoro che ricade sui lavoratori del nosocomio cosentino ma garantirebbe in prospettiva futura una piccola chance di ripartenza per l'ospedale del nostro paese.
Fonti: