IL NOSTRO NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 20 E 21 SETTEMBRE

 

Come collettivo abbiamo notato che ai numerosi cittadini che si esprimevano sull'argomento, faceva da eco il silenzio dei gruppi organizzati locali - sezioni di partito o associazionismo a vario titolo - che in maniera colpevole venivano meno alla loro fondamentale ragione sociale: promuovere il confronto civile e politico e renderlo più partecipativo.
È un argomento difficile da trattare, soprattutto per un gruppo come il nostro che ha sempre ricercato una ragione politica lontana dai canali istituzionali e che quindi non si fa vanto di difendere per principio le istituzioni parlamentari, già delegittimate ed espropriate di moltissime loro competenze da diverse istituzioni internazionali.
 
Tuttavia il valore di questo referendum si carica automaticamente di differenti valenze simboliche, va oltre le questioni tecniche del quesito poiché colpisce il senso fondamentale della politica, relegandola a un losco business di affaristi senza scrupoli che poco ha a che fare con le nostre esistenze quotidiane e con il senso di comunità che appartiene profondamente a noi tutti.
 
La regione principale del nostro no riguarda, dunque, la difesa del diritto alla rappresentanza popolare garantito dalla Costituzione contro un attacco populista che, lontano anni luce dall'abbattere la “casta”, la rafforzerebbe ancor di più se successivamente alla diminuzione dei parlamentari venisse messa in atto una riforma elettorale che sbarrasse ulteriormente l’ingresso alle formazioni politiche minori e rendesse le candidature appannaggio delle segreterie di partito, come del resto già avviene oggi, mortificando ulteriormente la democrazia e allontanando ancora di più, come già sottolineato, il “paese reale” dalla politica.
 
Altra questione fondamentale, sbandierata ai 4 venti dai populisti subito dopo “l'abbattimento della casta” sarebbe l'alto risparmio che si otterrà dal taglio lineare dei parlamentari ed anche qui calcolatrice alla mano risulterà lampante la presa in giro di cui siamo tutti vittime.
Difatti la riduzione porterebbe ad un risparmio di soli 57 milioni di euro all’anno (285 milioni sull’arco di un’intera legislatura), pari allo 0,007% della spesa pubblica italiana, una goccia nel mare oltre che un caffè a testa se ci spartissimo il denaro! Fa sorridere, in questo senso, un fatto a pochi noto: il solo referendum ha un costo maggiore di tutto il risparmio calcolato su 5 anni di legislatura, più di 350 milioni di euro!
 
Richiamando i valori fondanti della nostra costituzione, a cui tutti noi cittadini di Lungro siamo anche storicamente legati, facciamo nostro lo slogan dell'A.N.P.I. “Votiamo NO per essere rappresentati non ignorati” e invitiamo l'intera comunità a recarsi alle urne questa domenica apponendo solennemente un croce sul NO!