Malasanità, a falerna un uomo muore davanti la guardia medica chiusa. BASTA TAGLI! BASTA MORTI!

A Falerna un uomo è morto davanti alla porta chiusa della guardia medica presso cui si era recato accusando un malore. Non siamo di fronte a un caso isolato, ma alla fotografia cruda, impietosa, disturbante delle condizioni della sanità calabrese.  Una sanità che regge sulle spalle tremanti di quei pochi logori nosocomi rimasti aperti e sui pochi medici che ancora non sono fuggiti da questa terra desolata e preda, ormai, dei più biechi interessi padronali e privatistici a spese della vita dei cittadini i quali, troppo spesso, si vedono costretti ad abbandonare questi luoghi non soltanto con la speranza di rifarsi una vita altrove ma soprattutto per curarsi e per non morire di malasanità. Molti dei politici locali che oggi si profondono in vuoti appelli sono gli stessi che negli anni hanno contribuito a declassare, mortificare e distruggere il servizio sanitario nella regione.  Distruggere il pubblico per favorire il privato è una volontà chiara ormai da tempo.  I governi ...

Lea Garofalo: una madre contro la 'ndrangheta

Raccontare le storie di mafia non è mai semplice. Non è solo una questione di cronaca, ma soprattutto evitare il rischio di esaltare i criminali. Ad esempio in Calabria, soprattutto nelle zone di maggiore insediamento delle 'ndrine, fasce abbastanza ampie della popolazione locale sono in qualche modo vicine ai criminali, vuoi per una sorta di falsa tradizione (la 'ndrangheta, dimostrando di possedere capacità di marketing avanzate ben prima che si potesse parlare di marketing propriamente detto, ha diffuso la falsa idea di essere la diretta discendente del brigantaggio), vuoi per una risposta più rapida ai problemi della gente rispetto allo stato, vuoi per il forte, quasi oppressivo senso della famiglia che permea la società calabrese.
In questo senso la vita di Lea Garofalo è emblematica: la giovane si lega, infatti, a Carlo Cosco che rappresenta il sogno di andare via da Petilia Policastro e dalla Calabria, di abbandonare la sua famiglia mafiosa, tipica rappresentante di quella società tradizionalista che è quella della provincia calabrese.
Questo desiderio di fuga prima e il forte istinto materno che, poi, la porterà ad allontanarsi e quindi a denunciare Carlo, padre della figlia Denise, viene ottimamente reso da Ilaria Ferramosca e Chiara Abastanotti in Lea Garofalo. Una madre contro la 'ndrangheta.
Lo stile della Abastanotti, molto vicino nel tratto a Marjane Satrapi, risulta efficace soprattutto grazie alla scelta di pubblicare le matite senza alcuna inchiostratura. Questa scelta permette un uso delle sfumature efficace sia nelle scene più oppressive sia in quelle più evocative.
D'altra parte la ricostruzione realizzata da Ilaria Ferramosca si muove su un doppio binario narrativo: da un lato una sorta di inchiesta giudiziaria narrata dalla voce dei protagonisti, Denise su tutti, come se questi venissero interrogati, dall'altro il racconto romanzato degli episodi chiave della lotta di Lea Garofalo contro la 'ndrina dell'ex-compagno.
Nel complesso un libro ben scritto sebbene non semplice da leggere, non solo per l'argomento trattato, ma anche per la scelta di modificare in alcuni punti lo stile della narrazione, passando da una lettura classica ad alcune pagine in cui le testimonianze e gli episodi di riferimento sono inseriti nella stessa pagina su due colonne che scorrono in parallelo dall'alto in basso. Non sempre in queste pagine la lettura in colonna risulta efficace, mentre la lettura classica destra-sinistra sembra più utile rispetto a quanto suggerito dalla struttura della griglia.
Ad ogni buon conto resta una storia da leggere e conoscere, anche sotto forma di un fumetto realizzato innanzitutto con il cuore.