Abbiamo assistito increduli (ma non sorpresi) al video che immortala la violenta aggressione, avvenuta a Cosenza, portata avanti dalle forze dell'ordine nei confronti di Gabriele Carchidi, direttore della testata giornalistica Iacchitè. Ci siamo detti "Increduli ma non sorpresi" perché ormai l'aumento dell'uso intimidatorio delle forze dell'ordine, nei confronti di chi si permette di intralciale gli interessi padronali o anche semplicemente di denunciare le ingiustizie sociali di cui tanti, troppi sono vittime ogni giorno, sta diventando una pericolosa routine. In questi anni - anche prima del governo Meloni - abbiamo visto studenti manganellati senza motivi, lavoratori in sciopero aggrediti da squadristi senza alcun intervento delle forze di polizia, decine e decine di denunce senza fondamento contro manifestanti in tutta Italia. In questo quadro di attacco frontale e totale nei confronti delle forze sociali organizzate anche il contesto cosentino non è da ...
Laggiù vi sono terre fertili e ricchezze grandi: l'occhio si perde spesso fra interminabili uliveti e gli aranceti auliscono quasi ad ogni svolto di strada, mentre vigne dal vino generoso incoronano ogni poggio.
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Ma tutta questa ricchezza è poveramente pagata: l'olio, il vino, gli aranci e i formaggi caprini non possono sperare in una esportazione, troppo gravosa oggi, in cui le ferrovie con tariffe altissime hanno distrutto altri mezzi meno costosi di trasporti per mare e in cui l'unità italiana ha tolto alle Calabrie quel grande consumatore che era Napoli.
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La Calabria ha avuto ferrovie (che servono più che tutto agli inglesi tisici i quali vogliono recarsi in Sicilia senza passare il mare) e strade (le quali, lo imparino i ciclisti da L.V.Bertarelli, sono fra le buone d'Italia) Ma linee ferroviarie e reti stradali sono come le vene di un anemico: il sangue dell'attività non vi scorre, giacché la Calabria ciò che produce deve consumarlo in casa sua.
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E così il denaro manca in modo assoluto: quasi tutto si paga in derrate, dal medico al notaio all'avvocato. L'esattore però no: questo vuole essere pagato in denari contanti. E il curioso si è che allorquando un possidente calabrese ha da maritare una figliuola o un figlio che deve fare il volontario, non trova denaro neppure vendendo un fondo, cosicché oggidì in Calabria si possono acquistare terreni al 7, all'8 ed anche al 10 per cento del loro reddito netto.
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Un paese ridotto in tali condizioni da una politica insipiente, si può chiamare sagrificato, ma non parassita.
E lo spunto me lo da la Lettera al Nord di Giuseppe Quartucci, che vi propongo nella lettura di Antonio Maria Lo Faro: