La Avventure della Discarica Consortile di Lungro

Riceviamo e Pubblichiamo:

La Avventure della Discarica Consortile di Lungro
 
Capitolo 1 - correva l'anno 2007

Come andò che Mastro Suvoj, Sindaco
trovò una discarica consortile che piangeva percolato e franava allegramente


— C’era una volta....

— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.

— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta una discarica consortile.

Non era una discarica consortile di lusso, ma una semplice discarica, di quelle che d’inverno grazie alle infiltrazioni d'acqua rilasciano percolato e, d'estate, emettono il tipico tanfo di spazzatura maleodorante.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questa discarica consortile capitò sotto l'amminstrazione comunale di un simpatico sindaco, il quale aveva nome mastro Pino, se non che tutti lo chiamavano maestro Suvoj, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come un fico maturo.
Appena maestro Suvoj ebbe visto quel pezzo di discarica consortile, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:

— Questa discarica consortile è capitata a tempo; voglio servirmene per far fare alla mia amministrazione una gran bella figura. —

Detto fatto, prese subito la giunta comunale per cominciare a preparare il progetto di bonifica e ampliamento; ma quando fu lì per lasciare andare l'approvazione definitiva del progetto, rimase col braccio sospeso in aria, perchè sentì una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi:

— Non ampliarmi così, è pericoloso! —

Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Suvoj!
Girò gli occhi smarriti intorno alla sala del consiglio comunale per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno: guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello delle mozioin contrarie dell'opposizione, e nessuno; aprì l’uscio della sala per dare un’occhiata anche sulla strada, e nessuno. O dunque?...

—Ho capito; — disse allora ridendo e grattandosi la parrucca — si vede che quella vocina me la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare. —



E ripresa l’ascia in mano, tirò giù una solennissima approvazione del progetto di ampliamento della discarica consortile.

— Ohi! tu l’hai fatto male il progetto! — gridò rammaricandosi la solita vocina.

Questa volta maestro Suvoj restò di stucco, cogli occhi fuori del capo per lo sconcerto, colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana.
Appena riebbe l’uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento:

— Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?... Eppure qui non c’è anima viva. Che sia per caso questa discarica consortile che abbia imparato a piangere percolato e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questa discarica eccola qui; è una discarica consortile, come tutte le altre, e a riaprirla c'è da inquinar la vallata solo per i prossimi 30/50 anni.... O dunque? Che ci sia nascosto dentro qualcuno che si oppone! Se c’è nascosto qualche oppositore, tanto peggio per lui. Ora l’accomodo io! —

E così dicendo, agguantò con tutt’e due le mani quel progetto di ampliamento, e si pose a sbatacchiarlo senza carità ai quattro venti.
Poi si messe in ascolto, per sentire se c’era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!

— Ho capito — disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi i capelli — si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la son figurata io! Rimettiamoci a lavorare. —

E perchè gli era entrato addosso una gran paura di non poter realizzare il progetto, si provò a canterellare per farsi un po’ di coraggio.
Intanto, posata da una parte la giunta, prese in mano i soliti progetti, per ingrandire e tirare a pulimento la discarica; ma nel mentre che tentava di avviare l'ampliamento, sentì la solita vocina che gli disse ridendo:

— Smetti! tu mi fai inquinare ancor di più la vallata! —

Questa volta il povero maestro Suvoj cadde giù come fulminato. Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.
Il suo viso pareva trasfigurito, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina per l'impossibilità di portare a compimento il suo tremendo progetto.


Capitolo 2 - correva l'anno 2018



Dieci anni dopo fu bussato alla porta.

— Passate pure, — disse il Sindaco, senza aver ancora la capacità di rizzarsi ed agire per la bonifica.

Allora entrò in consiglio municipale un comunista tutto arzillo, il quale aveva nome Gennarino; ma i ragazzi del paese, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Ziletta.
Gennarino era bizzosissimo. Guai a chiamarlo Ziletta! Diventava subito una bestia, e non c’era più verso di tenerlo.

— Buon giorno, mastro Pino, — disse Gennarino. — Che cosa fate costì senza aver fatto la bonifica?

— Insegno l’abbaco alle formicole e poi io la discarica l'ho ereditata mica è colpa mia.

— Buon pro vi faccia.

— Chi vi ha portato da me, compar Gennarino?

— Le gambe. Sappiate, mastro Pino, che son venuto da voi, per chiedervi conto di una annosa questione.

— Eccomi qui, pronto a servirvi, — replicò il Sindaco rizzandosi su i ginocchi.

— Stamani m’è piovuta nel cervello un’idea.

— Sentiamola.

— Ho pensato di chiedervi conto della situazione ka Kardavau: il percolato cola copioso come 10 anni fa? gli smottamenti che interessavano l'area sono peggiorati? avete preparato il progetto di bonifica di cui parlaste tempo addietro? avete letto Gli studi Arpacal/2014 e ISTISAN/2016 che affermano chiaramente che le falde sono inquinate? avete impedito ai cittadini di cibarsi di ciò veniva prodotto in quelle zone? ditemi: che ve ne pare come idea?

— Bravo Ziletta! — gridò la solita vocina, che non si capiva di dove uscisse ( ma noi sappiamo bene di dove veniva, vero miei piccoli lettori?). A sentirsi chiamar Ziletta, compar Gennarino diventò rosso come un peperone dalla bizza, e voltandosi verso il sindaco, gli disse imbestialito:

— Perchè mi offendete?

— Chi vi offende?

— Mi avete detto Ziletta!

— Non sono stato io.

— Sta’ un po’ a vedere che sarò stato io! Io dico che siete stato voi.

— No!

— Sì!

— No!

— Sì!

E riscaldandosi sempre più, vennero dalle parole ai fatti, e acciuffatisi fra di loro, si lanciarono contro le delibere 61/2007, 64/2007 oltre che la 91 di quello stesso anno e il progetto di espansione della discarica (pesantissimo).
Finito il combattimento, mastro Pino si trovò fra le mani la delibera comunale del 1987 riguardante l'antica discarica, e Gennarino si accòrse di avere in bocca le cartine del dissesto idrogeologico del Sindaco.

— Lascia quelle cartine! — gridò mastro Pino.

— E tu getta via quelle delibere, e rifacciamo la pace. —

I due amministratori, dopo aver ripreso ognuno di loro la propria roba, si strinsero la mano e giurarono di rimanere buoni amici per tutta la vita.

— Dunque, compar Gennarino, — disse il Sindaco in segno di pace fatta — qual è il piacere che volete da me?

— Come già accennatovi vorrei un po’ di informazioni sulla situazione della discarica consortile; me le date?

Mastro Pino andò subito a prendere sul banco la determina 186/2017 sul piano stralcio della discarica consortile che era stata cagione a lui di tante paure. Ma quando fu lì per consegnarlo all’amico, la determina dette uno scossone, e sgusciandogli violentemente dalle mani, andò a battere con forza negli stinchi impresciuttiti del povero Gennarino.

— Ah! gli è con questo bel garbo, mastro Pino, che mi ripagate? M’avete quasi azzoppito!… Conosco già questa determina! Dov'è piuttosto il progetto di bonifica? Dove sono i rilevamenti che dal 2009 fate eseguire in zona? e i rilevamenti e le analisi del 2012/2013 e quelle del 2015/2016? Nel 2013 vi è stata una nuova perdita di percolato dalla discarica, è stato valutato il nuovo danno ambientale arrecato?

— Vi giuro che non sono stato io! La discarica consortile l'ho ereditata!

— Allora sarò stato io!...

— La colpa è tutta di questa discarica....

— Lo so che è della discarica ma siete voi che l'avete gestita per 10 anni!

— Io non ve l’ho rinfacciato!

— Bugiardo!

— Gennarino, non mi offendete: se no vi chiamo Ziletta!...

— Asino!

— Ziletta!

— Somaro!

— Ziletta!

— Brutto scimmiotto!

— Ziletta! —

A sentirsi chiamar Zileta per la terza volta………..




Non ci è dato sapere come continuerà questa storia perché essa non è stata ancora scritta!

Con l'uso del sacrosanto diritto di Satira abbiamo cercato di risvegliare gli animi e le coscienze del nostro piccolo paese riaccendendo i riflettori e ponendo alcune importanti domande su di una questione annosa e mai risolta che avvelena la terra, l'acqua e l'aria del nostro amato(?) territorio.


Liberamente tratto e ispirato dal Romanzo: Le avventure di Pinocchio di C.Collodi
Ogni riferimento a fatti, cose, o persone qui riportati è puramente casuale.