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La prima volta che ho incontrato Il banchiere anarchico di Fernando Pessoa è stato a teatro (non chiedetemi quale... non lo ricordo). Di fatto era un monologo, proprio come il testo originale, un racconto breve in cui un banchiere prova a dimostrare al suo ascoltatore che egli non solo è un anarchico vero, ma che l'unico mestiere che un anarchco può intraprendere è proprio quello del banchiere, perché solo in questo modo è in grado di distruggere la convenzione sociale che maggiormente schiavizza gli esseri umani: il denaro.
In effetti l'idea di Pessoa sembra quella di mettere in cattiva luce l'anarchismo attraverso un personaggio sostanzialmente egoista. E così, nonostante l'utilizzo di alcuni elementi dell'anarchismo e fondando le proprie azioni sulla convinzione che l'anarchia è in un certo senso la condizione naturale dell'uomo, la scelta del protagonista del racconto più che conseguenza logica del suo ragionamento sembra una scelta egoistica.
Il punto, però, è esattamente questo: da un lato possiamo anche considerare che una società senza un leader, o in cui più che un leader sono importanti le figure di riferimento identificate in coloro con una maggiore esperienza, come avviene nelle società di cacciatori-raccoglitori, ma dall'altro il libertarismo è soprattutto cultura, tanto quanto le criticate convenzioni sociali.
Essere libertari, rispettare la libertà individuale, innanzitutto quella altrui, è una scelta che supera gli istinti egoistici, questi sì naturali. E' proprio questo, alla fin fine, il punto debole de Il banchiere anarchico: l'anarchia è una scelta culturale, in generale ben più difficile da mantenere di qualunque condizione naturale.
In effetti l'idea di Pessoa sembra quella di mettere in cattiva luce l'anarchismo attraverso un personaggio sostanzialmente egoista. E così, nonostante l'utilizzo di alcuni elementi dell'anarchismo e fondando le proprie azioni sulla convinzione che l'anarchia è in un certo senso la condizione naturale dell'uomo, la scelta del protagonista del racconto più che conseguenza logica del suo ragionamento sembra una scelta egoistica.
Il punto, però, è esattamente questo: da un lato possiamo anche considerare che una società senza un leader, o in cui più che un leader sono importanti le figure di riferimento identificate in coloro con una maggiore esperienza, come avviene nelle società di cacciatori-raccoglitori, ma dall'altro il libertarismo è soprattutto cultura, tanto quanto le criticate convenzioni sociali.
Essere libertari, rispettare la libertà individuale, innanzitutto quella altrui, è una scelta che supera gli istinti egoistici, questi sì naturali. E' proprio questo, alla fin fine, il punto debole de Il banchiere anarchico: l'anarchia è una scelta culturale, in generale ben più difficile da mantenere di qualunque condizione naturale.
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