Resistenza anarchica

La #resistenza degli #anarchici al #fascismo - #25aprile
Cosa c'entrano gli anarchici con la resistenza?
A volte me lo chiedevo anche io, mentre mi facevo trascinare alle manifestazioni per il 25 aprile. La sensazione che una tale festa sia democratica: se prendi una qualunque persona che sta partecipando al corteo, chiunque sarebbe in grado di criticare i politici, ma nessuna metterebbe in crisi la struttura di governo, e forse ci potrebbe anche essere un qualche nostalgico della monarchia, visto che il motore principale della manifestazione dovrebbe essere l'antifascismo.
Date queste premesse, però, mi sono spesso stupito della presenza anarco-libertaria al corteo, vedendola spesso più come presenza propagandistica (nel senso positivo del termine: propagandare nel senso di far conoscere i principi libertari, primo fra tutti quello di non aggressione), però una raccolta di saggi La resistenza sconosciuta, edito da zero in condotta, la casa editrice della Federazione Anarchica Italiana, mi ha decisamente illuminato su una storia decisamente poco nota legata alla resistenza al fascismo in Italia.
Si parte innanzitutto da un dato di fatto decisamente poco noto: furono proprio gli anarchici ad essere i primi antifascisti italiani, e considerando che Mussolini, lasciato il partito socialista, si mosse, a parole, proprio secondo i principi libertari, l'antifascismo anarchico avrebbe dovuto assumere una valenza critica nei confronti del fascismo ben superiore di quella che gli si diede all'epoca. Anarchici e libertari, infatti, furono tra i primi ad essere esiliati dal regima fascista, e gli italiani, a quel punto, si sparpagliarono per l'Europa, andando a rinforzare le fila degli anarchici europei, in particolare quelli francesi e spagnoli, per dare man forte contro i regimi dittatoriali dell'epoca.
Ciò che realmente stupisce leggendo i saggi, ancor più della scomparsa della memoria sulla resistenza anarchica, è il trattamento riservato ai partigiani anarchici: la maggior parte dei partigiani che rimasero al confino subito dopo la liberazione era, guarda un po' il caso, anarchica. Se non ricordo male, poi, molte imprese dovute a partigiani anarchici divennero, improvvisamente, accreditate a partigiani di un colore politico differente, rendendo così sempre più forti le divergenze con i partiti, in particolare quelli di sinistra che condividevano con anarchici e libertari una base di partenza comune. Certo queste difficoltà sono una diretta conseguenza delle discussioni e anche delle divisioni dovute ai modi con cui portare avanti la guerra partigiana. Molti, infatti, pensavano di dover comunque allearsi con gli altri partigiani, quelli con una identità partitica ben precisa, riavvicinandosi a quei comunisti e socialisti da cui ci si era separati. E con questa idea, infatti, molti partigiani anarchici si arruolarono in brigate miste. Altri, invece, probabilmente con un esercizio deduttivo non dissimile dalle critiche libertarie alla via marxista, suggerivano, invece, di mantenere una ben precisa identità anarchica, e probabilmente questa sarebbe stata la soluzione più corretta.
Come infatti suggerito nei saggi del libro, conseguenza di questo sparpagliamento delle forse fu anche un indebolimento nella forza comunicativa dell'anarchismo, con una conseguente involuzione nella sua diffusione popolare.
Qual è, dunque, il senso della presenza anarchica nelle manifestazioni del 25 aprile? Molte formazioni politiche presenti nei cortei sono da considerarsi piuttosto distanti dalle posizioni anarchiche. Molta gente, per quanto si metta in bocca slogan che erano originariamente anarchici, per quanto provino a fare esercizio di critica, difficilmente si sentirebbero anarchiche. Altri ancora, poi, sono presenti per un senso di Italia non troppo distante dal nazionalismo vero e proprio. E allora? E' solo per la testimonianza? O per l'autodeterminazione? Per dire c'eravamo e ci siamo anche noi? O nella speranza di diffondere le idee e i principi anarchici?
Messa così, la presenza anarchica sembra avere lo stesso senso del compromesso antifascista che ha portato sì alla liberazione dalla dittatura mussoliniana, ma che alla fine ha anche portato a un indebolimento dell'identità stessa dei vari movimenti libertari. Però esserci, con le bandiere e i banchetti che vendono i libri e le riviste anarchiche è già qualcosa, e vedere il bicchiere mezzo pieno aiuta a digerire una presenza come sempre marginale.
In conclusione, un po' di materiali di approfondimento sulla resistenza anarchica. Abbinato con il libro La resistenza sconosciuta, c'è un cd-rom con materiale storico (fotografie e scansioni di riviste e manifesti e altro ancora), che è stato messo on-line da inventati.org.
Il libro, poi, è fuori catalogo, quindi vi segnalo alcuni estratti dai saggi proposti da A rivista, che nel numero di aprile di quest'anno ha anche ristampato un ampio articolo sull'antifascismo anarchico. Altri documenti interessanti li potete, poi, trovare in fondo alla lista delle brigate anarchiche operanti nella Resistenza.