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Indeciso se presentare la notizia qui o su SciBack, ho fatto una piccola ricerca prima su Google, notando che in lngua inglese era stata completamente ignorata, quindi con Yahoo Site Explorer, trovando solo due riferimenti diretti all'articolo, entrambi in italiano.
A questo punto, visto che il blog da un po' non propone materiale nuovo, ho deciso di rilanciare la notizia sul nostro amato Stipaturi.
Buona lettura:
Richard Lynn, psicologo nord irlandese dell'Università di Ulster, in uno studio pubblicato sulla rivista internazionale di psicologia Intelligence (In Italy, northsouth differences in IQ predict differences in income, education, infant mortality, stature, and literacy - versione scaricabile) afferma che gli italiani del sud, a causa di motivi culutrali e soprattutto genetici, generati dalla mescolanza con le popolazioni africane, hanno un quoziente d'intelligenza inferiore rispetto agli italiani del nord.
Lo psicologo nord irlandese, comunque, è famoso per essere continuamente criticato dai colleghi, sia per la quantità di dati che utilizza a supporto delle sue ipotesi (i campioni sono ritenuti estremamente poveri), sia per la metodologia (propone affermazioni su un intero popolo studiando gli immigrati). Tra l'altro il collega Leon Kamin si è spinto oltre tacciandolo di scarsa obiettività scientifica, di proporre dati errati e soprattutto di razzismo.
La risposta degli psicologi italiani è puntualmente arrivata dal presidente dell'Associazione Italiana di Psicologia.
Gli psicologi italiani
A questo punto, visto che il blog da un po' non propone materiale nuovo, ho deciso di rilanciare la notizia sul nostro amato Stipaturi.
Buona lettura:
Richard Lynn, psicologo nord irlandese dell'Università di Ulster, in uno studio pubblicato sulla rivista internazionale di psicologia Intelligence (In Italy, northsouth differences in IQ predict differences in income, education, infant mortality, stature, and literacy - versione scaricabile) afferma che gli italiani del sud, a causa di motivi culutrali e soprattutto genetici, generati dalla mescolanza con le popolazioni africane, hanno un quoziente d'intelligenza inferiore rispetto agli italiani del nord.
Lo psicologo nord irlandese, comunque, è famoso per essere continuamente criticato dai colleghi, sia per la quantità di dati che utilizza a supporto delle sue ipotesi (i campioni sono ritenuti estremamente poveri), sia per la metodologia (propone affermazioni su un intero popolo studiando gli immigrati). Tra l'altro il collega Leon Kamin si è spinto oltre tacciandolo di scarsa obiettività scientifica, di proporre dati errati e soprattutto di razzismo.
La risposta degli psicologi italiani è puntualmente arrivata dal presidente dell'Associazione Italiana di Psicologia.
Gli psicologi italiani
(da Le Scienze Web News)
- individuano nell'articolo in oggetto gravi limiti teorici, metodologici e psicometrici (inadeguatezza degli strumenti di misura, arbitrarietà della procedura di analisi, mancata definizione di intelligenza), attualmente in discussione presso la comunità scientifica;
- ritengono deontologicamente sbagliato interpretare i risultati di un'analisi correlazionale di fenomeni complessi, quali quelli relativi al rendimento scolastico nelle diverse aree geografiche, facendo riferimento a modelli teorici che si sono già rivelati falsi e ingiustificati (non si possono ignorare i fattori storici, politici, sociali ed economici e attribuire ogni effetto causale a presunte differenze biologiche e genetiche) e che possono legittimare comportamenti individuali e scelte politiche di impronta razzista e di discriminazione sociale;
- sono consapevoli della responsabilità sociale della loro attività di ricerca e delle conseguenze di una erronea interpretazione dei risultati e di una ambigua diffusione delle ipotesi teoriche nell¹orientare in modo sbagliato l¹opinione pubblica e nel favorire il consolidamento di pericolosi pregiudizi e stereotipi;
- sono impegnati affinché la formazione dei giovani studiosi non solo comprenda le adeguate conoscenze e competenze tecnico-scientifiche, ma si proponga anche il rispetto dei principi etici e deontologici in ogni fase dell'attività di ricerca (dal coinvolgimento dei partecipanti agli esperimenti alla diffusione e divulgazione dei risultati e della loro interpretazione).
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